L'EUROPA DIVISA ROMA La Russia potrebbe allargare la breccia nell'Ue che è

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L'EUROPA DIVISAROMA La Russia potrebbe allargare la breccia nell'Ue che è stata aperta dall'Ungheria: anche l'Austria ha iniziato a trattare con Mosca per la fornitura del...

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L'EUROPA DIVISA
ROMA La Russia potrebbe allargare la breccia nell'Ue che è stata aperta dall'Ungheria: anche l'Austria ha iniziato a trattare con Mosca per la fornitura del vaccino anti-Covid Sputnik V. Il giorno dopo lo sbarco del farmaco a San Marino, e nonostante le diffidenze di Bruxelles. Con una Commissione europea ancora alle prese con i ritardi nelle forniture dei vaccini approvati dall'Ema, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si è mosso in autonomia ed ha chiamato Vladimir Putin. I due leader, ha riferito il Cremlino, hanno discusso «la possibilità che la Russia fornisca all'Austria il vaccino Sputnik V» ed anche di avviarne una «produzione congiunta».

Bruxelles non ha posto il veto al vaccino russo, ma ha sottolineato che ci sono delle regole da rispettare: presentare tutti i dati della sperimentazione e sottoporsi allo scrutinio come gli altri. Tra l'altro, non producendo nell'Ue, ci deve essere un'ispezione dei siti, ha spiegato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Chiarendo, appena pochi giorni fa, che Sputnik non ha ancora fatto richiesta di autorizzazione all'agenzia europea del farmaco. Lo Sputnik V è stato il primo vaccino anti-Covid certificato nel mondo, lo scorso agosto, mesi prima degli americani Pzifer e Moderna e del britannico AstraZeneca. E prima della conclusione dell'ultima fase di sperimentazione. Il via libera a tempo di record da parte delle autorità russe ha alimentato i dubbi di un'iniziativa propagandistica di Mosca, non fondata su evidenze scientifiche, per accrescere la propria influenza nel mondo attraverso la diplomazia dei vaccini. Che ha portato lo Sputnik in oltre 35 Paesi, anche nell'Europa orientale e a San Marino. Una campagna di soft power, in stile cinese, portata avanti dai russi in una fase di tensione massima con l'Occidente dopo il caso Navalny.
CREDIBILITÀ
Ora però lo Sputnik ha acquisito credibilità anche nella comunità scientifica e l'autorevole rivista Lancet lo ha giudicato «efficace e sicuro» al 90%. Bruxelles e molte cancellerie, inclusa Berlino, ne hanno preso atto con favore, insistendo però sulla richiesta di trasparenza da parte dei russi, prima di autorizzarne la commercializzazione. I dubbi degli europei sullo Sputnik, del resto, non si sono dissolti. La stessa von der Leyen si è chiesta come mai i russi stiano distribuendo milioni di dosi all'estero se non hanno ancora vaccinato l'intera popolazione.
Mosca, in verità, una breccia tra i 27 l'ha già aperta, sfruttando i ritardi nelle forniture delle altre compagnie farmaceutiche alla Commissione, a cui gli Stati membri hanno affidato il coordinamento. È stata l'Ungheria a incrinare l'unità europea: ha dato l'ok a Sputnik ed al cinese Sinopharm e punta a diventare il Paese Ue con il più alto tasso di vaccinati. Ma se lo strappo di Budapest può essere considerato come un'ennesima spia delle tensioni tra Bruxelles e il leader nazionalista (e filo-russo) Viktor Orban, l'iniziativa dell'Austria, Paese più solidamente ancorato all'Ue, potrebbe avviare un effetto domino, aprendo una corsa al liberi tutti nell'approvvigionamento dei farmaci anti-Covid. Il tema vaccini è stato al centro del primo Consiglio Ue a cui ha partecipato il neo premier Mario Draghi, che ha chiesto di accelerare con le immunizzazioni e di essere rigorosi con le aziende inadempienti. Anche l'Italia, se lo ritenesse necessario, potrebbe anticipare l'Ema con l'autorizzazione nazionale di un vaccino, ha ricordato l'ex dg dell'Aifa Luca Pani. In questo modo però, ha sottolineato, si aprirebbe un «fronte che potrebbe mettere in difficoltà i Paesi europei meno ricchi e meno organizzati».

Chi non ha dubbi è invece il leader della Lega Matteo Salvini: «San Marino ha cominciato a curare la popolazione coi vaccini comprati in Russia, e andrà avanti con i vaccini comprati in Israele. Visto che l'Europa non manda quanto promesso, sarebbe giusto che anche il governo italiano, in attesa di avviare un'auspicata produzione nazionale, cercasse all'estero quello che serve per combattere il Covid: la salute dei cittadini non ammette altri ritardi, sprechi o errori».
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Il Gazzettino