«L'Europa diventi impero per non finire provincia»

«L'Europa diventi impero per non finire provincia»
CORSI E RICORSIPORDENONE Pur immerso nella catastrofe «nella disfatta storica di proporzioni gigantesche» dell'Italia, che tra il 1492 e il 1530 «venne travolta da una disfatta...

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CORSI E RICORSI
PORDENONE Pur immerso nella catastrofe «nella disfatta storica di proporzioni gigantesche» dell'Italia, che tra il 1492 e il 1530 «venne travolta da una disfatta irrimediabile» - secondo lo studioso di letteratura Alberto Asor Rosa - Niccolò Machiavelli ebbe la lucidità critica di comprendere e di esortare gli italiani. La lezione di Machiavelli all'Italia dovrebbe oggi essere riletta e compresa dall'Europa, per il filosofo Massimo Cacciari, che ieri sera a Pordenonelegge con Asor Rosa è intervenuto per una lezione di filosofia, storia e cultura, a partire dai loro recenti libri (editi da Einaudi), La mente inquieta. Saggio sull'Umanesimo di Cacciari e Machiavelli e l'Italia. Resoconto di una disfatta di Asor Rosa.

A FINE QUATTROCENTO
«L'Italia era una grande cultura ma mancava lo Stato, che invece altri popoli stavano realizzando. La storia insegna che lo Stato travolge, basti pensare a come Roma si è mangiata Atene e Sparta. Machiavelli esortava gli italiani a crearlo, a creare l'impero. L'analogia è evidente con gli attuali staterelli europei: o si crea una dimensione in grado di competere con gli imperi o si diventerà una provincia degli imperi, come l'Italia è stata per tre secoli. E chissà se è finita».
BARBARI DI IERI E DI OGGI
«La nozione per cui i popoli al di là delle Alpi avessero un livello di coscienza, consapevolezza, cultura e sapere artistico inferiore non si è mai estinta nella cultura italiana. Ora circola però la nozione per cui sia avvenuta la rottura delle frontiere, i barbari non sono più al di là, bensì tra noi. Ciò dà un'idea di come il rapporto tra scelta libera e consapevole e scelta supina e passiva si sia rovesciata a favore della seconda» ha risposto Asor Rosa a Gian Mario Villalta, ieri in un Teatro Verdi gremito e attonito dall'ampiezza del ragionamento e del pensiero nel suo svolgersi. La scelta del resto è la virtù dell'uomo e ancor più dell'uomo politico.
IL BIVIO DELLA SCELTA
«Dalla domanda cos'è l'uomo?, nell'Umanesimo si passa alla domanda chi sei tu uomo?, chi decidi di essere, quale compito ti affidi, la crisi è la decisione» ha spiegato Cacciari. Perciò la virtù sta nello scegliere, nell'assumere la decisione pur di «realizzare il mio fine agendo accordando le mie azioni a una serie infinita di azioni concomitanti, che non posso prevedere, perché la causalità implica la casualità» ha ricordato il filosofo. Nessuna fortuna, nessun destino, maoccorrenze e occasioni. Da ciò la riflessione sul buon politico, «consapevole della finitezza del proprio progetto, condizionato dall'altro, e capace di afferrare al volo, per il ciuffo, l'occasione». E proprio Machiavelli fu l'uomo immenso e «immerso in quella disfatta, il cui pensiero nacque proprio dentro la storia, nella disfatta» per Asor Rosa.
Quale disfatta? Quella i cui connotati di irrimediabilità emergono evidenti quando «Carlo V consente che una truppa di fanti luterani conquisti Roma e la metta a ferro e fuoco». In quel momento Machiavelli «lascia le truppe italiane, rientra a Firenze e dieci giorni dopo muore» ha concluso Asor Rosa.
UNA LEZIONE IN PIÙ

Se l'identità italiana ancora oggi necessita di una rilettura autenticamente nuova della storia e soprattutto del Rinascimento nella sua portata anche tragica, l'identità dell'Occidente non sarebbe comprensibile senza tenere conto della lezione di un altro popolo, quello ebraico la cui lezione ancora oggi «è l'idea di libertà, autonomia nel giudizio contro l'autorità, messaggio sovversivo che non si limita al conformismo. Questo gli intellettuali ebrei fanno ancora oggi» ha ricordato ieri Riccardo Calimani, ospite nell'incontro in cui spiegare gli ebrei ai non ebrei. Una civiltà che si fonda sul libro, sull'apertura: «Il Talmud è sempre stato un dibattito, mai un'unica verità; è un commentario dove non ci sono soluzioni» ha concluso Calimani che rispetto alle recenti elezioni israeliane e al futuro del Medioriente ha sottolineato come «ci sono condizioni necessarie per la pace che devono diventare sufficienti e vanno ribadite di continuo. Israele non può risolvere il problema con le annessioni, ci vuole il consapevole compromesso».
Valentina Silvestrini
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Il Gazzettino