L'Egitto a Rovigo torna a stupire

L'Egitto a Rovigo torna a stupire
LA COLLEZIONEL'emozione di scoprire che Rovigo ha la maggiore raccolta di antichità egiziane in Veneto (500 reperti sui circa duemila conservati nel patrimonio museale regionale)...

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LA COLLEZIONE
L'emozione di scoprire che Rovigo ha la maggiore raccolta di antichità egiziane in Veneto (500 reperti sui circa duemila conservati nel patrimonio museale regionale) è fiorita come la primavera grazie a Egitto ritrovato. La collezione Valsè Pantellini che, a Palazzo Roncale, mette in mostra i migliori 100 pezzi della raccolta egittologica dell'Accademia dei Concordi.

SEMPRE APERTO
L'evento è a ingresso gratuito, aperto al pubblico tutti i giorni dalle 9 alle 19 nei feriali, dalle 9 alle 20 il sabato e nei festivi. È un motivo in più per visitare il capoluogo nello stesso periodo in cui ospita a palazzo Roverella la mostra Cinema! Storie, protagonisti, paesaggi. Entrambe le rassegne, promosse dalla Fondazione Cariparo in collaborazione con la Concordiana e il Comune, si concluderanno il 1. luglio e raccontano patrimoni ancora poco conosciuti quant'anche preziosi. La mostra a palazzo Roncale continua il percorso che la rassegna del 2012 Egitto in Veneto aveva aperto, mostrando, con il sostegno della Regione, l'indagine scientifica di un gruppo di lavoro formato da studiosi delle università di Padova e Venezia attraverso i musei del territorio. Il legame di Rovigo con l'Antico Egitto ha contorni romanzeschi e segue gli risvolti singolari della vita del rodigino Giuseppe Girolamo Valsé. Accadimenti che sembrano dire Non sono gli eventi grandi o piccoli, siamo noi grandi, se sappiamo meravigliarci anche delle piccole cose.
IL PERSONAGGIO
Valsé, cognome precedentemente Vacher, di origine francese, nacque a Rovigo nel 1826 da una famiglia borghese. Il padre Antonio conduceva una fruttuosa attività commerciale con forno e rivendita di liquori. Nella prima metà dell'Ottocento seguì studi umanistici al Seminario di Rovigo e partecipò ai moti del 1848. A causa di ciò, dovette fuggire prima a Genova e poi in Svizzera. Nella seconda metà dell'Ottocento, riparò in Egitto e qui diventò il commendatore Giuseppe Valsè Pantellini, imprenditore del settore alberghiero, con l'ulteriore cognome adottato per ricordare un compagno di rivoluzione. Gestì alberghi al Cairo e ad Alessandria che erano punti di riferimento anche per egittologi di grande fama. E curò pure l'organizzazione logistica dei festeggiamenti per l'inaugurazione del Canale di Suez, nel 1869. Così, nel 1877 dall'Accademia dei Concordi di Rovigo si rivolse, a lui, l'allora presidente Lorenzoni per formare una collezione di reperti, da aggiungere ad alcuni appartenuti alla famiglia Silvestri e ai cimeli probabilmente di Giovanni Miani, esploratore delle sorgenti del Nilo.
PATRIMONIO UNICO
Giuseppe Valsè Pantellini volle donare alla sua città la collezione. Superò le difficoltà di trovare reperti, e raccolse in cinque casse quello che è diventato il nucleo principale della collezione rodigina, formata da più di 500 pezzi. Sono oggetti che illustrano le credenze religiose e il culto funerario dall'Antico Regno d'Egitto fino all'età tolemaico-romana, e riesce a documentare così tutte le fasi dell'età faraonica. Tra i 100 pezzi in esposizione, vanno segnalati un cofanetto ligneo per ushabti, appartenuto al principe Iahmes Sapair: conteneva cioé i cosiddetti rispondenti, figure (ne sono in mostra otto) che avrebbero svolto i lavori necessari alla vita nell'aldilà del defunto. E poi, stipiti e frammenti in calcare di false porte, che nelle tombe avevano la funzione magica di permettere il transito dal regno dei morti a quello dei vivi e viceversa. E ancora amuleti, una maschera funeraria di faraone, oggetti votivi e di uso domestico, tre reliquiari in calcare, due frammenti di cartonnage da involucri di mummia, una statua lignea di Anubi in forma di sciacallo seduto, e una statuetta lignea che raffigura Ptah-Soqar-Wsir.

Tutto ciò a far da cornice a Meryt e Baby, le mummie di Rovigo, che potranno essere ammirate durante la campagna di restauro.
Nicola Astolfi
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Il Gazzettino