L'assessore: «Abbiamo le armi spuntate I forestali non possono fare solo quello»

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I COMMENTIUDINE La guerra all'invasione dei castorini sembra una partita persa in partenza. Oggi, a contenere il numero delle nutrie, con abbattimenti e prelievi, possono essere...

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I COMMENTI
UDINE La guerra all'invasione dei castorini sembra una partita persa in partenza. Oggi, a contenere il numero delle nutrie, con abbattimenti e prelievi, possono essere chiamati solo i corpi di vigilanza, ricorda l'assessore regionale Stefano Zannier. «Siamo legati al fatto che chi può effettuare i prelievi di nutrie sono solo i forestali, perché solo i corpi di vigilanza delle regioni possono effettuare azioni di controllo della fauna. Ma i forestali non possono certo andare in giro giorno e notte ad occuparsi delle nutrie. Purtroppo, la legge statale impedisce ad altri di fare questa attività che, fino a qualche anno fa, si riusciva a sostenere anche grazie al contributo dei cacciatori, che facevano un lavoro importantissimo». Intanto, le nutrie fanno cuccioli a raffica e danni in quantità. «Il danno agli argini è grosso - rileva ancora Zannier -. Purtroppo si vede solo quando cedono». Per il futuro lui spera «che non ci siano più tanti limiti all'abbattimento delle nutrie e che possano tornare ad occuparsene anche i cacciatori». Nel frattempo la Regione ha incaricato l'ateneo di studiare come contenere il tasso di riproduzione dei castorini. «Vedremo cosa riuscirà ad ottenere questo piano come efficacia. Ma la campagna vera e propria non si potrà fare prima del 2020», rileva Zannier. «Per ora questa battaglia è ad armi impari. I numeri sono impressionanti e difficili da verificare. Quando i cacciatori potevano intervenire, c'era stato un periodo in cui si era riusciti ad avere un minimo contenimento. Ora non è più possibile». L'approccio dev'essere su più fronti secondo lui. «Andrebbero messe assieme tutte le soluzioni. Ma sul controllo della fauna c'è una visione costantemente a senso unico. La norma impedisce di fare determinate azioni e, quando anche sono consentite, con tutto l'iter di studi e autorizzazioni, c'è sempre qualche problema. Paletti su paletti. Ma poi i danni ci sono e le aziende agricole si lamentano. Non si vuole capire che il controllo della fauna è una cosa necessaria. So che si scateneranno le associazioni di protezione degli animali, ma nel resto del mondo lo fanno».

LO ZOOLOGO

Luca Lapini, che nel 2004 ha curato con dei colleghi uno studio sulla nutria, rammenta che le prime presenze in Fvg di questi miocastoridi sudamericani introdotti in Italia per farne pellicce risalgono alla fine degli anni 70, quando animali dal bacino del Risano e del Rio Ospo in Slovenia formarono una prima colonia stabile negli stagni delle Noghere. Alla fine degli anni 80 erano già nella Bassa, ma «ancora molto rare». Poi, l'esplosione dopo metà anni 90. Oggi, secondo le ultime mappature volute dall'Europa, «sono segnalate almeno in 46 discreti cartografici», il che porta ad una stima «fra un minimo di 46mila e un massimo di 70mila». Ormai «sono arrivate anche in alcuni ambienti umidi prealpini, come a Cemur o a Navarons», ma pure a Cividale. Secondo lui bisognerebbe «proseguire i prelievi già in atto». Ma anche tentare altre strade («Esistono interessanti sperimentazioni di stampo animalista»). Lapini suggerisce prudenza per i prelievi dei castorini, soprattutto visto l'imminente ritorno della lontra in pianura e collina. «Lo sparo notturno è particolarmente pericoloso perché la distinzione fra nutria e lontra in acqua è spesso quasi impossibile e le trappole a gabbia, se non vengono visitate almeno due volte al giorno, possono far morire di freddo specie non target».
Cdm
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Il Gazzettino