L'ASSEMBLEA VALDAGNO Quasi 1.500 persone, per una delle assemblee di Confindustria

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L'ASSEMBLEAVALDAGNO Quasi 1.500 persone, per una delle assemblee di Confindustria Vicenza più affollate di sempre, in quello che ha rappresentato un evento storico anche dal...

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L'ASSEMBLEA
VALDAGNO Quasi 1.500 persone, per una delle assemblee di Confindustria Vicenza più affollate di sempre, in quello che ha rappresentato un evento storico anche dal punto di vista politico, con il battesimo sul campo di due nuovi ministri del Governo Conte bis, entrambi nordestini, quello per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, bellunese, e quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, triestino, entrambi alla loro prima uscita ufficiale dopo il giuramento a Montecitorio. L'evento annuale degli imprenditori berici, dal titolo Chi nasce oggi che Paese troverà tra vent'anni? e ospitato negli stabilimenti dello storico quartier generale della Marzotto Spa di Valdagno, è destinato ad essere ricordato per il triplo incrocio industria-politica-Governo. In prima fila, in platea, anche un altro rappresentante del Conte bis, l'ex sindaco di Vicenza Achille Variati, nominato la settimana scorsa Sottosegretario al Ministero dell'Interno, a cui si aggiunge un simbolico passaggio di consegne - che di fatto non c'è stato, probabilmente i loro sguardi non si sono neanche incrociati - tra D'Incà e l'ex ministro agli Affari Regionali, Erika Stefani. Il neo ministro bellunese ha subito assicurato: «Si riparte da quanto fatto in passato e dall'incontro di lunedì (domani per chi legge, ndr.) a Venezia tra il ministro Boccia e il presidente del Veneto Zaia. Con il primo ho parlato più volte e credo che questo governo riuscirà a portare a casa l'Autonomia per il Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, trovando quel giusto compromesso in modo tale che il Paese resti unito e si alleggerisca quel clima di tensione che fino ad oggi si è registrato».

IL GOVERNATORE
Qualche minuto dopo, Luca Zaia, subito informato dell'apertura del ministro D'Incà, ha gonfiato il petto: «Io sono l'unico che dice che alla fine l'autonomia la portiamo a casa. Non ci siamo riusciti con il Governo Renzi e con il Conte 1, vediamo se ce la faremo con il Conte bis, altrimenti prima o poi arriverà qualcuno. Si prenda atto che siamo partiti da una situazione di pura utopia rispetto alla celebrazione del referendum sino al fatto che oggi l'autonomia è centrale sull'agenda di Governo. Abbiamo fatto passi da gigante, ma ora basta compiti per casa, li abbiamo già fatti tutti». Poi, anche da parte sua, l'appuntamento di domani a Venezia, con una postilla: «Siamo assolutamente pronti - ha assicurato Zaia - per ricevere il ministro Boccia che avrà modo di conoscere dal vivo e da vicino la commissione trattante che sono gli estensori della legge, tra cui autorevoli accademici. Nell'occasione consegnerò ufficialmente la bozza nelle sue mani, in modo che stavolta non ci siano dubbi o si raccontino favole metropolitane».
L'ERRORE DI SALVINI

Nella grande area adibita ad auditorium, dopo i saluti del presidente degli industriali berici Luciano Vescovi e del padrone di casa, Antonio Favrin, alla guida del gruppo Marzotto, il dibattito sul palco: a partire dall'agenda che attende il nuovo governo, dalla stessa autonomia al rilancio economico, dal fisco alla difesa dell'ambiente, dalla formazione alle infrastrutture. In mezzo anche un focus di approfondimento con il governatore veneto che ha usato la carota ma anche il bastone: «Un errore quello di Salvini di staccare la spina al Governo precedente?», gli è stato chiesto. «Il suo errore è stato quello di non farlo prima. Oltre che la spina, Salvini avrebbe dovuto staccare anche la centralina elettrica a il palo della luce». Poi a chiudere l'intervento dal palco del ministro allo sviluppo economico Patuanelli: «Non posso e non voglio fare promesse, sono al lavoro da pochi giorni. Verrò qui con i fatti all'assemblea del prossimo anno e allora potrò dire quanto è stato realizzato. Se riusciamo a parlare di futuro sostenibile, in quel futuro c'è tanto: ambiente, lavoro, impresa. E allora, assieme a queste cose possiamo inventare lo sviluppo economico del nostro Paese, che può davvero decollare».
Luca Pozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino