"Villa Heriot non si vende!". Così le voci risuonavano ieri pomeriggio nella sala consiliare di Ca' Farsetti, mentre il commissario Vittorio Zappalorto deliberava con i poteri...
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Che non sarebbe stata una seduta tranquilla lo si era capito dal principio: la protesta - che vedeva in prima fila vari comitati, la lista Venezia cambia 2015 e Rifondazione - è partita subito forte con fischietti e slogan scanditi dalle note di "Bella ciao", interrompendo la seduta più volte durante l'illustrazione del provvedimento.
«La vendita non riguarda l'edificio più piccolo che è sede della Casa della memoria - ha detto in Consiglio il direttore al Patrimonio, Alessandra Vettori - ma la villa più grande con l'area verde e sarà a fini residenziali espositivi e compatibili con la pubblica utilità».
A quel punto il pubblico è esploso in un "Buuu" mentre Cristiano Gasparetto ha sottolineato il rischio di illegittimità dell'atto.
«I due edifici - ha detto - insistono un un'area con un unico giardino che è standard pubblico (servizi alla cittadinanza) e nel momento in cui lo vende il Comune deve in qualche modo ripristinare tale standard da qualche altra parte. Noi di Veneziacambia 2015 la diffidiamo, commissario, a compiere un atto illegittimo».
L'atto che dà l'avvio a una procedura di vendita è stato quindi approvato, ma non si tratta di una vendita, ma dell'inizio della procedura.
«Non è venduto - ha precisato il commissario - per vendere bisogna trovare un compratore e finora ci sono state solo manifestazioni di interesse ma non offerte vere e proprie».
Insomma, la vendita di Villa Hériot è solo una possibilità, che si potrebbe verificare solo nel caso in cui per salvare il patto di stabilità del Comune fossero necessari proprio quei dieci milioni che si pensa di introitare dalla villa. Questo potrebbe accadere solo nel caso in cui il Comune riuscisse a vendere gli immobili (palazzo Diedo e Gradenigo) con i quali conta di ricavare circa 30 milioni. C'è insomma l'obbligo giuridico, ma anche morale, per gli amministratori di fare il possibile per far quadrare i conti. Anche ricorrendo a mezzi drastici come questo.
Michele Fullin
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Il Gazzettino