L'ANALISI CONEGLIANO (TREVISO) Potrà essere un'ottima annata, a patto che

L'ANALISI CONEGLIANO (TREVISO) Potrà essere un'ottima annata, a patto che
L'ANALISICONEGLIANO (TREVISO) Potrà essere un'ottima annata, a patto che da qui in avanti il meteo si comporti come si deve: sole, giuste temperature, buona escursione termica...

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L'ANALISI
CONEGLIANO (TREVISO) Potrà essere un'ottima annata, a patto che da qui in avanti il meteo si comporti come si deve: sole, giuste temperature, buona escursione termica fra giorno e notte. Il che non è così scontato, viste non solo le abbondanti (e inutili) piogge dei giorni scorsi, ma anche la sorpresa di questo strano 2020: dopo tre decenni di calcoli sempre uguali a se stessi, per la prima volta le stime di avvio della raccolta dell'uva sono state sconfessate da un giugno con poco caldo e precipitazioni costanti. «Un'estate senza estate, come trent'anni fa», ha ricordato Diego Tomasi, direttore del Centro di ricerca viticoltura ed enologia di Conegliano, durante la presentazione delle previsioni vendemmiali per il Nordest, promossa da Veneto Agricoltura in collaborazione con Regione, Avepa e Arpav, «una quaranteseiesima edizione necessariamente in videoconferenza», ha dichiarato il commissario straordinario Alberto Negro.

L'INCERTEZZA
Dopo un giro d'Italia fra le principali realtà vitivinicole dal Piemonte alla Sicilia, e due tappe nelle terre dei concorrenti di Francia e Spagna, l'analisi si è focalizzata sull'incertezza nordestina, quanto mai legata ai cambiamenti climatici. «Pensavamo che sarebbe stata una vendemmia precoce, sulla base del numero di giorni che passano tra fioritura e invaiatura (l'inizio della maturazione del frutto, ndr.), che ritenevamo ormai codificato dopo trent'anni di osservazioni», ha sottolineato Tomasi, con il sostegno dei dati illustrati da Francesco Rech del servizio meteorologico di Arpav. Invece i tempi si sono inaspettatamente dilatati: si prevede di cominciare la raccolta verso il 19 agosto per lo Chardonnay, il 23 agosto per il Pinot grigio, il 10 settembre per il Merlot, il 14 settembre per la Corvina (Amarone), il 16 settembre per la Glera (Prosecco) e il 19 settembre per la Garganega (Soave e Recioto).
QUANTITÀ E QUALITÀ
Gli esperti indicano un generale aumento della produzione. Per esempio in Veneto sono stimati 13 milioni di quintali (a fronte dei 12,5 contati nel 2019: +5%), con una situazione variegata a seconda del vitigno: Pinot Grigio -15/-20%, Glera -5/+2%, Garganega +5/+10%, Valpolicellla +5%, Merlot +10%, altri rossi +1%, altri bianchi +5/+10%. Inoltre in Trentino sono attesi 1,23 milioni (erano 1,17) e in Alto Adige 485.000 quintali (anziché 453.265). Solo il Friuli Venezia Giulia dovrebbe conseguire un leggero calo (2,8 milioni, rispetto ai 3 dell'anno prima), in quanto la Glera ha visto una minore fertilità delle gemme e il Pinot grigio è caratterizzato da una discreta variabilità di resa.
Per quanto riguarda l'uva che diventerà Prosecco, l'eventuale pioggia nei prossimi dieci giorni potrebbe far raddoppiare il peso degli acini: 2-2,5 grammi l'uno, 4 etti a grappolo. A preoccupare sono però il mal dell'esca e la flavescenza dorata: «Girando per i vigneti ha annotato Tomasi non è così raro trovare il 30-40% per cento delle viti colpite: forse bisognerà tornare a due trattamenti fitosanitari». Ma che ne sarà allora del biologico? L'ultimo anno ha evidenziato un aumento, che però oscilla fra il 2% di Treviso e il 7% di Venezia, tanto che solo Trento segna punte del 12%: la tendenza più vistosa riguarda semmai le certificazioni sull'uso corretto dei pesticidi.
LA VENDITA

Il vino dovrà poi essere venduto, come ha rimarcato l'assessore regionale Giuseppe Pan: «Purtroppo la crisi per Covid-19 non ha certo aiutato. Bisognerà dedicarsi con forza ancora maggiore alla promozione nei mercati internazionali». Qual è l'impressione di agronomi e tecnici, sintetizzata nell'incontro? «Ci siamo un po' adagiati sulla facilità di condurre la Glera e sui successi di mercato, adesso è il momento di rinserrare le fila». Anche perché c'è un altro problema, segnalato da Coldiretti: «L'incognita della manodopera bloccata nei Paesi d'origine a causa dell'emergenza sanitaria. Mancano all'appello 4.000 stagionali, per la maggior parte di nazionalità rumena, che nel terzo trimestre registrano il picco degli ingressi in Veneto».
Angela Pederiva
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Il Gazzettino