L'ambiente è aspetto fondamentale di ogni narrazione. Ben lo sapeva, del resto,

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L'ambiente è aspetto fondamentale di ogni narrazione. Ben lo sapeva, del resto, Boccaccio che, per il suo Decamerone, aveva immaginato la fuga dalla città di un gruppo di...

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L'ambiente è aspetto fondamentale di ogni narrazione. Ben lo sapeva, del resto, Boccaccio che, per il suo Decamerone, aveva immaginato la fuga dalla città di un gruppo di giovani. A qualcosa di simile deve aver pensato Mario Ferrazza per la sua nuova fatica: "Gli alieni erano quattro". Perchè, se è vero che con brevi tocchi l'autore indica con buona precisione il luogo "..via Giolitti 28, zona tranquilla un poco discosta dal centro abitato", è altrettanto vero che la normalità di Andrea, l'io narrante, viene stravolta dall'entrata in scena di "..quattro alieni di aspetto umano di alta gamma, cioè di notevole avvenenza". Quattro personaggi di valore ("..gente capace di ingannare lo spazio e giocare col tempo"), arrivati nel contado bellunese per raccogliere dati sull'umanità di medio-basso lignaggio. Sistemata l'ambientazione, l'autore prende a far narrare ad Andrea una serie di storie "..con l'aiuto della memoria e il lavoro della fantasia". Storie per gente di altri mondi ma e soprattutto una sfida per i suoi conterranei; invitati a riandare, sul filo della memoria, alla (ri)scoperta di fatti, personaggi, situazioni che certamente fanno parte di un mondo sul quale, oggi, è calata la polvere. Come già nella sua precedente fatica "Racconti di una riserva", Ferrazza fa buon uso di una sottile autoironia, di una chiara leggerezza e della levità di chi capisce le altrui debolezze perché sa, prima, pesare le proprie. L'autore conferma di utilizzare una scrittura non banale. La costruzione delle storie è bilanciata con attenzione; i suggerimenti sono a un tempo, evidenti e mascherati.
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Il Gazzettino