Mario Ajello Dovrebbero entrare in campo i Responsabili. Non quelli improbabili del Senato. Ma una truppa di ghostbusters, di...
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Dovrebbero entrare in campo i Responsabili. Non quelli improbabili del Senato. Ma una truppa di ghostbusters, di assennati e ponderati cacciatori di fantasmi che acchiappano il demone del catastrofismo che sta spopolando, in nome del coronavirus, molto più del coronavirus stesso. Il catastrofismo di chi, come nell'assalto ai forni del 600, svuota i supermercati per chiudersi in casa in attesa dell'Apocalisse. O quello che spinge - altro che andare in ufficio, dovrei salire sull'arca di Noé! - con motivazioni reali ma spesso anche no a disertare i compiti, a marinare gli obblighi, a prendersi una pausa. E si mescolano giusti allarmi e cattivi comportamenti, voglia di verità e nevrosi da iperbole, stato d'eccezione e sterile eccitazione in questi giorni della Grande Paura che rappresentano il meglio e il peggio dell'Italia. Tra scene da economia di guerra e da coprifuoco e tentazione di costruirsi un proprio lazzaretto fatto anche di dicerie (ma Diceria dell'untore purtroppo nessuno la legge più e gioverebbe). Allarmismo collettivo - dovuto anche a deficit di comunicazione certa e di barra dritta da parte del governo - e italianissima teatralità, fascino indiscreto della paranoia più commedia dell'arte: eccola l'Italia.
Segue a pagina 27
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Il Gazzettino