L'AGRICOLTURA PORDENONE Non è solo il mondo dell'industria e quello dei

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L'AGRICOLTURAPORDENONE Non è solo il mondo dell'industria e quello dei servizi a rischiare - da oggi con l'obbligo del certificato verde per poter lavorare anche nei campi e...

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L'AGRICOLTURA
PORDENONE Non è solo il mondo dell'industria e quello dei servizi a rischiare - da oggi con l'obbligo del certificato verde per poter lavorare anche nei campi e nelle cantine e fino alle prossime settimane autunnali di vedere compromessi i raccolti di determinati prodotti e la successiva loro trasformazione. L'Sos si è alzato forte e chiaro ieri anche dalle aziende agricole del territorio regionale. A essere fortemente preoccupata della situazione legata alle possibili assenze di lavoratori in regione è in particolare la Coldiretti del Friuli occidentale.

POLO BARBATELLE
Siamo alla vigilia del periodo in cui inizia la raccolta e la fase successiva del trattamento delle barbatelle. Nell'area di Rauscedo e San Giorgio della Richinvelda (ma non solo poiché le coltivazioni si estendono su buona parte del territorio provinciale) c'è il polo mondiale della barbatella: il timore delle aziende - la più importante è rappresentata dai Vivai Coop Rauscedo, ma vi è un'intera filiera - è di non poter avere a disposizione la manodopera stagionale necessaria per svolgere le lavorazioni. «Solitamente gli stagionali - spiega il direttore di Coldiretti Pn, Antonio Bertolla - cominciano a lavorare a fine ottobre e proseguono fino a fine giugno. Molti sono gli operatori che provengono dai Paesi dell'est europeo, in particolare Romania e Albania, e che magari sono sì vaccinati ma con sieri non riconosciuti dalla Ue e perciò sprovvisti del Green pass».
I TIMORI
Molta la preoccupazione anche per la raccolta dei kiwi che sta per cominciare. Anche in questo caso le aziende (molte sono concentrate nello spilimberghese e nell'area pedemontana fino a Fontanafredda e Polcenigo) e delle mele che è cominciata proprio in questo periodo. Il rischio, con i controlli che scatteranno oggi, è che le aziende agricole si trovino senza la forza lavoro necessaria a terminare la raccolta.
L'obbligo del green pass scatta in agricoltura per circa 400mila lavoratori a livello nazionale che in questo momento sono impegnati nelle campagne nelle diverse raccolte. Da una analisi di Coldiretti locale la stima è di un lavoratore su quattro non ancora vaccinato. Con la difficoltà che si riscontra anche nei territorio periferici nel sistema dei tamponi il rischio è davvero elevato. «Per non lasciare marcire le produzioni sugli alberi è importante intervenire per facilitare l'accesso al lavoro di quanti sono in regola», si sottolinea dalla Coldiretti pordenonese aggiungendo che «l'attività agricola è legata ai cicli stagionali delle coltivazioni e non può essere fermata».
LA BUROCRAZIA

La categoria chiede in primo luogo la semplificazione e la velocizzazione delle operazioni di controllo che «aiuta le aziende agricole che essendo all'aperto non possono contare sui tornelli per la verifica all'ingresso dei lavoratori e in questo contesto - si evidenzia ancora è importante rendere disponibili alle aziende celermente i dati di chi è in regola con il Green pass. Per garantire l'adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente pero' introdurre strumenti flessibili, concordati con i sindacati, che consentano a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi ma - va avanti Coldiretti c'è la necessità di prorogare i permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia e di pubblicare il decreto flussi 2021». Un problema burocratico che si somma alle problematiche del passaporto verde.
D.L.
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Il Gazzettino