ROMA - Ottenuto bene o male il via libera al Jobs Act, Matteo Renzi vuole bruciare i tempi sulla riforma elettorale e istituzionale. «Tra dicembre e gennaio chiudiamo»,...
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Il premier avrebbe risposto a Napolitano minimizzando le preoccupazioni che le tensioni in Pd e in Fi possano frenare «un percorso condiviso» sulle riforme, e avrebbe garantito sulla sua intenzione di arrivare con la legislatura al 2018 «se il Parlamento fa le riforme». E si è detto «tranquillo» sulla possibilità di mettere a segno le riforme nonostante la situazione di un Parlamento che nel voto finale sul Jobs Act, è parso balcanizzato, tra le opposizioni che hanno lasciato l'aula al momento del voto finale e il Pd lacerato tra i 30 che non hanno votato la legge e i tanti sì "sofferti".
«Il governo considera possibile e condivisibile seguire l'iter delle riforme con un ampio arco di forze politiche», si legge nella nota diramata dal Colle al termine dell'incontro. Il premier, anzi, è convinto di poter realizzare un «percorso che tenga conto di preoccupazioni di diverse forze politiche». Per Renzi, dunque, l'intesa sulla legge elettorale, nonostante molti punti siano ancora aperti, dai capilista bloccati alla clausola di salvaguardia, «è ad un passo». Ma, al di là dei nodi tecnici, la vera paura che frena i partiti è che l'obiettivo del premier sia approvare l'Italicum per tornare al voto. Un'ipotesi che Renzi nega, pur legandolo ad una condizione: «Se il Parlamento fa le leggi lavorando, come sta facendo, il sabato e la domenica, e se raggiunge gli obiettivi fissati, arriverà alla scadenza naturale del 2018».
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Il Gazzettino