Italia e Scozia imboccano direzioni opposte per raggiungere il medesimo obiettivo.

Italia e Scozia imboccano direzioni opposte per raggiungere il medesimo obiettivo.
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Italia e Scozia imboccano direzioni opposte per raggiungere il medesimo obiettivo. Provare ad alzare il livello del campionato semi-professionistico domestico, a beneficio di movimento e nazionale. Il tempo dirà chi ha scelto la strada giusta. Ma se ci basiamo sui progressi/regressi fatti negli ultimi 5 anni (era Gavazzi) da due realtà nei 16 anni precedenti quasi equivalenti, c'è poco da stare allegri. Gli scozzesi sono saliti fino al 5° posto del ranking mondiale, gli italiani sono scesi fino al 15°. I successi degli azzurri negli scontri diretti sono crollati dal 36,84% all'11,11%, con un striscia record di 5 ko consecutivi. La direzione fallimentare potrebbe rivelarsi ancora quella presa dalla Fir.

Le opposte visioni sui propri campionati si sostanziano in due numeri, 12 e 6. Dodici è il numero di squadre (rispetto alle attuali 10) al quale la riforma della Federazione italiana rugby, con l'ok dei club, amplierà dal 2018/19 l'Eccellenza. Sei è il numero di squadre (rispetto sempre a 10) a cui la Federazione scozzese ridurrà dal 2019/20 la sua Premiership. Il progetto è stato lanciato in questi giorni sul sito della Scottish rugby union (Sru) e in Italia è sfuggito ai più. Prevede di concentrare i 210 giocatori dietro agli 80 delle franchigie di Pro 14 in sei squadre (rose di 35) in lotta per il titolo nazionale. Quindi restringere la selezione, per alzare il livello. Il contrario dell'Italia, che diluirà in 12 squadre 420 giocatori. Ma ci sono 420 giocatori di livello dietro gli 80 di Zebre, Benetton, Edimburgo e Glasgow per fare questo? Gli scozzesi con umiltà pensano di no, e restringono, gli italiani con presunzione pensano di sì, e allargano.
Questi gli altri punti salienti del progetto scozzese. 1) Distribuzione geografica obbligatoria delle squadre: nord (Caledonia), sud (Borders), est (Edimburgo), ovest (Glasgow) e due fluttuanti, per sviluppare l'intero territorio, non solo alcune isole. 2) Ogni squadra si lega a una franchigia di Pro 14 con movimento dei giocatori in salita e discesa. 3) Campionato di venti partite. 4) Sotto il Super 6 per alimentarlo solo 12 squadre divise in tre leghe. 5) Condivisione dei costi tra federazione e club. La Sru stanzierà circa 4 milioni di euro l'anno per un quinquennio (la Fir ne dà 2,5 all'Eccellenza). 6) Collegamento tecnico al Dipartimento alte prestazioni federale, in soldoni allenatori formati o forniti dalla Sru.

Di questi sei punti l'unico che ha una corrispondenza in Italia è il terzo. Il meno importante. Per tutto il resto noi andiamo in direzione ostinata e contraria, come i personaggi disgraziati e perdenti delle canzoni di Fabrizio De Andrè. Faremo la stessa fine?
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Il Gazzettino