Interrogati amici e docenti

Interrogati amici e docenti
Nuovi interrogatori in Friuli. Il pubblico ministero della Procura di Roma, Sergio Colaiocco, ha sentito, tra ieri e venerdì, dopo i funerali, alcuni parenti e amici di Giulio...

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Nuovi interrogatori in Friuli. Il pubblico ministero della Procura di Roma, Sergio Colaiocco, ha sentito, tra ieri e venerdì, dopo i funerali, alcuni parenti e amici di Giulio Regeni. Lo ha fatto cogliendo l'occasione della presenza a Fiumicello di tante persone accorse per dagli l'ultimo saluto. Con discrezione, gli inquirenti hanno contattato alcune persone che conoscevano bene il ricercatore e le hanno ascoltate per diverse ore. Tra queste ci sarebbero la sorella Irene, di pochi anni più giovane, con cui, forse, il fratello poteva essersi confidato, sia rispetto alla sua attività di studio in Egitto che su eventuali timori riguardo la sua incolumità. Era emersa, del resto, subito dopo la scomparsa del 28enne, il 25 gennaio, l'indiscrezione su una telefonata, o comunque un contatto, tra il ricercatore e la madre, Paola Deffendi: in quel confronto, mai confermato ufficialmente, Giulio si sarebbe detto preoccupato, impaurito, per una «situazione calda» che lo faceva stare in ansia.

Oltre alla sorella, che fino al rientro in Friuli dei genitori si è tenuta lontana da Fiumicello, ospite di uno zio a Trieste, città dove studia all'Università, sarebbe stata sentita una ragazza definita da più parti «la fidanzata» del 28enne, in realtà solo un'amica intima. Forse la giovane che, durante gli interventi di saluto al termine della messa funebre, venerdì, lo ha descritto come «l'uomo della mia vita, con cui ho preso il sole, ballato e conosciuto insieme tanti Paesi meravigliosi. La persona migliore che abbia mai incontrato».
Nulla dei contenuti dei colloqui delle ultime ore tra amici, parenti e inquirenti è trapelato. Sarebbero stati sentiti, poi, anche tre studenti, di cui uno italiano, dell'università di Cambridge. E, infine, il preside della facoltà che Giulio aveva frequentato nell'ateneo inglese, insieme a un altro docente, sempre di Cambridge. Il fine è quello di raccogliere più informazioni possibili riguardo al modo in cui il ragazzo assassinato si stesse muovendo nel complesso universo egiziano.
Grazie alla disponibilità della famiglia Regeni, che è tornata a vivere a Fiumicello, i carabinieri del Ros e lo Sco della polizia capitolina avrebbero prelevato dall'abitazione alcuni materiali informatici che il ragazzo aveva lasciano nelle stanze della casa friulana. Dall'esame di questi supporti si spera di riuscire a risalire a una traccia capace di dare, forse, una svolta definitiva alle indagini.

«È difficile avere riscontri su testimonianze egiziane», dice l'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, commentando l'articolo pubblicato nel New York Times sul fatto che Giulio sarebbe stato preso dalla polizia il giorno della scomparsa. L'avvocato ha aggiunto che, invece, lei e la famiglia hanno «estrema fiducia nelle indagini in corso da parte della Procura di Roma», sottolineando la «sensibilità e l'accuratezza» con le quali vengono condotte.
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Il Gazzettino