Integrazione più semplice sfidandosi su un campo di pallavolo o di calcetto

Integrazione più semplice sfidandosi su un campo di pallavolo o di calcetto
Una giornata su un campo da calcio, tutti assieme a giocare: uno strumento semplice ed efficace di integrazione. Ieri il campo della parrocchia di Ognissanti, tra le mura...

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Una giornata su un campo da calcio, tutti assieme a giocare: uno strumento semplice ed efficace di integrazione. Ieri il campo della parrocchia di Ognissanti, tra le mura cinquecentesche e il Piovego, si è animato con «Games4Peace», un'iniziativa lanciata dai giovani della comunità di Sant'Egidio che ha coinvolto circa 80 profughi e una quarantina di volontari.

«Quest'estate siamo stati a Catania dove abbiamo incontrato molti nuovi europei - spiegano Francesco Drago e Gemma Saggionetto di Sant'Egidio - abbiamo visto il lavoro di integrazione che viene fatto attraverso lo sport e ci è venuta la voglia di portare questa esperienza anche qui. Speriamo che diventi un appuntamento fisso e che si allarghi».
Per tutta la giornata, dopo la messa celebrata alla chiesa dell'Immacolata nella giornata di San Francesco (anche in ricordo del secondo anniversario della strage di Lampedusa) e il pranzo comunitario, si sono affrontate quattro squadre formate dai giovani di Sant'Egidio e da alcuni profughi che sono ospitati in città e provincia: a Casa Colori, nelle comunità di San Siro e Arzergrande, in via Cave, ma anche in diversi appartamenti in città. Tutte persone con cui i giovani di Sant'Egidio hanno già un rapporto: «Andiamo a trovarli una volta a settimana - continuano Drago e Saggionetto - organizziamo feste, balliamo e cantiamo assieme. La musica, come lo sport, è uno strumento efficace di integrazioni. Le persone che sono qui hanno bisogno di imparare l'italiano, di cercare un lavoro, ma anche di divertirsi, di stare assieme e per questo hanno poche occasioni. Lo sport è qualcosa che unisce tutti».

Due i campi allestiti, uno da calcetto e uno da pallavolo, in cui si sono sfidate le squadre, con un seguito di amici tra il pubblico a tifare di volta in volta per gli uni o per gli altri. Partite combattute ed equilibrate, decise in alcuni casi anche ai calci di rigore. «Sono un appassionato di calcio, come tanti miei connazionali - racconta Dian, arrivato nel 2011 dal Mali, alloggiato in un appartamento in città - Io sono tifoso della Fiorentina. Questa è una giornata bellissima, ce ne vorrebbero di più. Con i ragazzi di Sant'Egidio ci conosciamo da tempo, quattro anni, siamo molto amici. Loro hanno lanciato l'idea e noi l'abbiamo fatta girare tra i nostri amici. Sono venuti in tantissimi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino