Intanto nasce un nuovo sindacato

Intanto nasce un nuovo sindacato
Hanno raccolto una quindicina di iscritti ma danno fastidio. Al Casinò, come se non ce ne fossero già abbastanza, è nato un nuovo sindacato, il Si.am, vale a dire il sindacato...

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Hanno raccolto una quindicina di iscritti ma danno fastidio. Al Casinò, come se non ce ne fossero già abbastanza, è nato un nuovo sindacato, il Si.am, vale a dire il sindacato degli amministrativi, dei dipendenti che non sono croupier e lavorano negli uffici. Un evento che, al di là delle motivazioni, è un segnale della forte tensione tra lavoratori da una parte, e Azienda e Comune dall'altra: il nuovo Contratto imposto dal Comune ha rivoluzionato, o stravolto a seconda dei punti di vista, l'organizzazione del lavoro, scardinato equilibri e trattamenti economici, promettendo un rilancio che, se arriverà, sarà domani.

Le altre sigle non l'hanno presa bene: Cgil, Cisl, Snalc, Rlc, gli autonomi di Sgb, Ugl la ritengono una mossa sbagliata nell'ora sbagliata perché «in un momento come questo, in cui per a primissima volta sono stati messi in discussione tutti i più importanti elementi contrattuali, sindacali e lavorativi, si fa una scelta che tende a dividere» scrivono in un volantino.
Il Si.am, con un altro volantino, ha risposto che non ha «nessuna intenzione di intromettersi nella strategia sindacale fin qui intrapresa, ossia salvaguardia occupazionale, riapertura del confronto con Azienda e Comune, e sottoscrizione di un nuovo Contratto». Aggiunge, però, che chiede «pari dignità per tutti i dipendenti. Non possono esserci lavoratori di serie A (i croupier ndr.) e di serie B, o vecchie distinzioni tra giovani assunti e vecchi con differenze economiche rilevantissime», e lancia un appello per «affrontare forse una delle fasi più difficili della storia del Casinò».
Come mai, però, proprio adesso nasce un nuovo sindacato? Se lo chiedono gli altri ipotizzando che possa essere un «sindacato di comodo» dato che al suo interno vi sarebbero «persone che si collocano in ambigua prossimità degli ambienti aziendali, dai quali potrebbero aver colto il suggerimento di creare un nuovo sindacato, considerato più necessario dalla parte datoriale che non dai lavoratori».
E per le sigle storiche ha anche poco senso giustificare la nuova nascita con la necessità di tutelare una parte poco seguita: «Le rappresentanze settoriali, o di reparto, non hanno avuto respiro lungo (come accadde al Sage) perché gli interessi dei lavoratori sono indistinti di fronte ai grandi temi come le tutele contrattuali, la salvaguardia occupazionale, i diritti individuali e collettivi».

Si.am. risponde che non è «un sindacato di comodo, altrimenti avremmo già sottoscritto il regolamento aziendale che invece abbiamo respinto a gran forza. Quel che crediamo necessario è riaprire il tavolo delle trattative». (e.t.)
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Il Gazzettino