«Innanzitutto tengo a precisare che la colpa grave è di un solo prete

«Innanzitutto tengo a precisare che la colpa grave è di un solo prete
«Innanzitutto tengo a precisare che la colpa grave è di un solo prete - dice il Vescovo facendo chiaro riferimento a don Contin pur non nominandolo - poi c'è un altro sacerdote...

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«Innanzitutto tengo a precisare che la colpa grave è di un solo prete - dice il Vescovo facendo chiaro riferimento a don Contin pur non nominandolo - poi c'è un altro sacerdote che è stato parzialamente coinvolto (don Roberto Cavazzan, ndr) ugualmente in modo grave. Vi assicuro che non ci sono altri preti coinvolti. Con i miei collaboratori più stretti dico sempre che questa vicenda, molto dolorosa, presenta anche degli aspetti positivi. Il primo è che mi sono inserito più velocemente nella mia nuova Diocesi, visto che quando succedono queste cose inevitabilmente ci si unisce fraternamente. La seconda motivazione è che ho percepito una grande solidarietà da parte di tutti. Ho visto chiaramente una tensione all'unità della nostra Chiesa. Certo questa condivisione non toglie il peso di quello che abbiamo vissuto - prosegue il Vescovo -. È chiaro, però, che c'è un fenomeno del male, dell'empietà che si sta diffondendo. Basta conoscere da vicino cosa sta succedendo nelle famiglie dei nostri territori e quanto dolore si vive quotidianamente tra le mura domestiche. Una cosa è certa: come uomini e donne cresciamo soprattutto con le fatiche vissute insieme».

Il vescovo Claudio ai responsabili della pastorale di 18 parrocchie ha provocatoriamente chiesto di riflettere, tutti assieme, sul futuro della Chiesa di Padova: «Fra 20 anni in tutta la Diocesi ci saranno 280 preti molti dei quali anziani. La riduzione delle vocazioni ci apre a nuove opportunità. Un'occasione storica di pensare una Chiesa Nuova, dove non esiste più solo il prete, e i laici avranno sempre più corresponsabilità a rifondare una nuova comunità di persone. Io mi auspico una Chiesa con radici nuove, pronta a ripartire con rinnovato entusiasmo. Dobbiamo arrivare al cuore della gente. Molte persone che frequentavano la mia piccola parrocchia di 8 mila anime nel mantovano prima di arrivare qui a Padova, venivano a messa ma il loro cuore si era allontanato dalla fede. Volevano ricevere solo i sacramenti: volevano fare la prima comunione per i figli, ma non erano interessati a fare comunione nella comunità cristiana».

Monsignor Cipolla in questi giorni è di casa nell'Alta padovana. Venerdi a Fiumicello,oggi è a Fratte per celebrare il sacramemento della confermazione, ieri è stato a San Marco di Camposampiero dove ha cresimato 18 ragazzi, ai quali ha personalmente firmato e consegnato la bibbia di Gerusalemme.
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Il Gazzettino