I ragazzi escono alla spicciolata dal comando della polizia stradale. Chi ha un braccio ingessato, chi punti sul mento. Nessuno ha le scarpe, gli agenti hanno prestato loro...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
SCINTILLE - Tutti studenti del liceo classico Sziney Merse Pal, a Budapest, oltre a quattro professori e alcuni ex allievi, stavano tornando da una settimana bianca sulle Alpi francesi a Puy Saint Vincent, in alta Savoia. Una gita abituale che facevano tutti gli anni. Due gli autisti del bus bianco che come da regolamento si alternavano ogni tre ore e l'ultimo cambio alla guida è avvenuto a Milano, più o meno a 150 chilometri dall'incidente. Cinquantasei persone bordo, sedici i corpi recuperati, tredici feriti, due gravi con ustioni profonde, altri in osservazione. Il numero dei morti e dei sopravvissuti è appeso al filo dell'incertezza anche perchè, come spiega la console ungherese Judit Timaffy, «non sappiamo ancora con esattezza quante fossero le persone a bordo: pare che all'ultimo momento si siano aggiunti quattro genitori». Al comando della polizia stradale c'è una piccola task force che lavora a pieno ritmo: due ungheresi contattano i parenti al telefono, davanti hanno alcune pagine da cui spuntano i nomi dei vivi. «Per noi è una tragedia nazionale», dice la console con gli occhi arrossati. La Procura di Verona ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo: il colpo di sonno dell'autista, al momento, non sembra l'ipotesi più probabile. All'altezza di Desenzano, venticinque chilometri prima del disastro, un camionista slavo al volante del suo tir è stato superato a sinistra dal pullman e ha notato che qualcosa non andava: «Il mezzo aveva un problema tra la ruota e il motore, dice di aver lampeggiato all'autista per segnalargli l'inconveniente, ora lo sentiremo per capirne di più», afferma il capo della stradale Girolamo Lacquaniti.
IN TRAPPOLA NEL FUOCO - Il problema tecnico erano delle scintille sotto la pancia del bus, segno di un possibile guasto ai freni o al differenziale. Il conducente avrebbe quindi perso il controllo, andando dritto contro il cemento del cavalcavia: sulla strada nessun segno di frenata, solo qualche pezzo di lamiera e vetri rotti. Adesso la testimonianza del camionista è sul tavolo della Procura, che sta cercando di capire se fosse proprio il bus degli studenti ungheresi a fare scintille in autostrada. Il testimone parla di un mezzo nero, quello dello schianto era bianco. Ciò che sembra certo, stando ai primi rilievi, è che il pullman non stesse viaggiando a una velocità sostenuta. L'impatto contro il pilone però è stato devastante. Si è conficcato nel parabrezza e le prime otto file del lato destro sono state disintegrate all'istante. I ragazzi seduti a sinistra sono rimasti intrappolati in mezzo alle fiamme, i più fortunati sono stati trascinati fuori, gli altri sono morti. Chi era seduto in fondo è scappato dai finestrini, rompendoli a calci o con i martelletti di emergenza: le porte erano bloccate, le fiamme avanzavano, il fumo avvolgeva tutto. Quel che resta dell'autobus - pochi pezzi di ferro anneriti, lo scheletro dei sedili, i cerchioni - è una carcassa carbonizzata, i vetri e le porte sono esplosi. Gli uomini del soccorso stradale l'hanno portato in un capannone e ora lo coprono con dei teloni: va protetto in quanto corpo del reato, ma pare quasi un atto pietoso per la tomba di sedici ragazzi.
© riproduzione riservata
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino