Ancora una volta l'Ater di Venezia finisce nel mirino della magistratura. È ancora fresco il ricordo dell'operazione "Pantano", nome che è tutto un programma, che lo scorso...
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Appena tre mesi fa, peraltro, si era concluso con il licenziamento (impugnato dal diretto interessato) la carriera trentennale del dirigente dell'ufficio tecnico Domenico Contarin, un atto dovuto - per usare le parole del presidente Alberto Mazzonetto - dopo la scoperta che l'ingegnere sandonatese svolgeva la libera professione con il rischio di un palese «conflitto d'interessi». Lo stesso Mazzonetto peraltro, ancora nel 2011, aveva dato il benservito all'allora direttore Paolo Diprima, dirigente comunale che lui stesso aveva portato all'Ater, per non avere avallato uan serie di decisioni assunte dal presidente dell'Ater veneziana.
Quest'atto, avvenuto in un clima di crescente conflittualità interna, sommato a una serie di consulenze esterne, aveva poi indotto la Regione, come si ricorderà, a revocare l'incarico di presidente allo stesso Alberto Mazzonetto un anno dopo la sua nomina, avvenuta nel 2011. Il diretto interessato si era difeso, sostenendo di avere cercato di mettere ordine all'interno dell'azienda, ed era ricorso al Tar che nel luglio dello scorso anno lo aveva reintegrato nel suo incarico. I giudici amministrativi, senza entrare nel merito delle contestazioni, avevano eccepito la procedura seguita dalla Regione per la revoca di Mazzonetto, tornato in sella con Marcon nel ruolo di direttore.
Una navigazione turbolenta, per un'azienda sempre in lotta fra occupazioni abusive - esemplare il caso del complesso di via del Bosco a Marghera - e inquilini che non pagano: appena la settimana scorsa il Tribunale aveva dato ragione all'Ater, in causa con il sindacato Ugl, chiamato in causa per due anni di affitti arretrati dell'immobile di via Bissolati a Mestre utilizzato come sede.
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Il Gazzettino