IN MUNICIPIO VENEZIA Parla il sindaco di Campo San Martino, Paolo Tonin: «Dal

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IN MUNICIPIO
VENEZIA Parla il sindaco di Campo San Martino, Paolo Tonin: «Dal 23 di ottobre chiederò ai cittadini che vogliono un appuntamento per parlare con il sottoscritto di portarmi il certificato elettorale. Non accetterò più richieste di sistemazioni di buche, alberi, fossi se non mi dimostrano di aver votato». Parla il sindaco di San Giorgio in Bosco, Renato Miatello: «Siccome io di media ricevo dalle 900 alle mille persone all'anno, dopo il 22 di ottobre vorrò vedere se hanno il timbro della sezione dove sono andati a votare per il referendum». Idem il sindaco di Pozzoleone, Giada Scuccato: «Io il 23 di ottobre chiederò la ricevuta di voto ai miei cittadini e chiederò loro se si sono espressi al referendum che per la prima volta nella storia ci dà la possibilità di avere un minimo di autonomia». Così alcuni sindaci leghisti intervistati da Antenna Tre. Senza contare il monito dell'ex sindaco di Treviso che sta spopolando sul web: «Verrà il giorno in cui ci sarà la iattura nei confronti di coloro che voteranno no o che si asterranno dal voto. Quindi tutti sì, è un ordine del sindaco sceriffo Gentilini».

LE REAZIONI

«Inaccettabili le minacce di stampo fascista di alcuni sindaci contro chi non andrà a votare domenica. Astenersi è una scelta legittima», ha protestato Alessandra Moretti, consigliera regionale del Pd. «Chi viene eletto - ha aggiunto - è sindaco di tutti, non solo di una parte. Non si può ascoltare un primo cittadino che per incontrare i residenti, e magari risolvere i loro problemi, pone come condizione l'aver votato al referendum sull'autonomia, con tanto di esibizione di certificato elettorale. È un comportamento illegittimo, ma anche se fosse soltanto una provocazione, non è affatto divertente e va a condannata nel modo più assoluto. Tra l'altro ricordo che la tessera elettorale non sarà timbrata, ma verrà rilasciata soltanto una ricevuta. Sarebbe comunque gravissimo che i registri dei seggi elettorali fossero usati da questi sindaci per individuare i nomi delle persone, che per motivi diversi non si fossero recate alle urne, al fine di creare una vera e propria lista di proscrizione. Non è mai accaduto e va scongiurato il pericolo che possa accadere perché violerebbe uno dei diritti fondamentali dei cittadini. Questa poco evangelica separazione del grano dal loglio' rischia di diventare una vera e propria discriminazione, peraltro già paventata dall'attestato di voto raffigurante la bandiera leghista, che per il governatore diventa appartenenza e titolarità di futuri diritti».
Al.Va.
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Il Gazzettino