In 13mila sotto la soglia di povertà Aumentano i giovani e i padovani

In 13mila sotto la soglia di povertà Aumentano i giovani e i padovani
(L.M.) Un progetto di aiuto ai più sfortunati per aiutarli ad avere...

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(L.M.) Un progetto di aiuto ai più sfortunati per aiutarli ad avere un pasto caldo, a cercare lavoro e a spostarsi in città. È quanto ha messo a punto l'associazione Andromeda onlus fondata dall'ex parlamentare Filippo Ascierto. «In questi giorni è montata la polemica sui mendicanti che elemosinano in tanti punti della città, ma si dovrebbe distinguere tra chi è costretto a tendere la mano per necessità e chi invece lo fa per professione e ha un racket alle spalle - ha spiegato Ascierto -. Mendicare non è un diritto, ma non ho visto però avanzare possibili soluzioni tra tutti gli interventi di questi giorni per aiutare chi ha davvero fame». L'ex onorevole ha presentato uno studio dell'associazione sulla povertà a Padova, utilizzando i dati Istat del 2013 incrociati con quelli cittadini in collaborazione con il dipartimento di Statistica dell'Università, per avere quadro corretto della situazione. La soglia di povertà è determinata in un reddito mensile di 972,52 euro, al di sotto di questa cifra si è considerati poveri. Nella fascia di povertà rientrato molti pensionati, i lavoratori precari e quelli con contratti atipici, i cinquantenni esodati, le giovani madri, i padri separati e i disoccupati dai 45 anni in su. Tutte situazioni, come ha sottolineato Ascierto che oltre ai diversi problemi quotidiani, conducono spesso a stati depressivi acuti. Al 31 dicembre dello scorso anno, Padova contava 209.678 abitanti, il 6,6% di questi - pari a 13.800 persone - vive sotto la soglia della povertà. «La prima necessità per tutta questa fetta di popolazione è quella del cibo - ha affermato Ascierto - fra i 13.800 rientrano anche i mendicanti per necessità che sempre più spesso si rivolgono alle cucine popolari. Anche tra i frequentatori di queste mense è stata fatta un'indagine. L'età media delle persone che si rivolgono alle cucine popolari è di 38 anni: il 20,5% ne ha meno di 30, la fascia più ampia pari al 60% ha fra i 30 ed i 40 anni, il rimanente va dai 40 ai 64 anni, solo il 2% di chi si rivolge alle cucine popolari supera i 65 anni. È stata fatta anche una statistica sulla provenienza di queste persone - ha precisato l'ex onorevole -: nel 2003 il 46% delle persone erano italiane, il 40% arrivava da paesi dell'est ed il 13 dall'Africa. Dopo 10 anni gli italiani sono diventati il 56%, sono fortemente diminuiti i cittadini dell'est ed aumentati gli africani». L'associazione per arginare l'accattonaggio per necessità, propone all'amministrazione di potenziare il servizio dei pasti da offrire a chi non ha le risorse sufficienti, coinvolgendo le strutture che confezionano pasti per le mense, gli ospedali e le scuole anche col servizio a domicilio. «Fornire il cibo non è però sufficiente, si dovrebbero creare ulteriori percorsi di accompagnamento nella ricerca di un'occupazione - chiude Ascierto - permettere l'utilizzo gratuito dei mezzi pubblici in certe fasce orarie. Le risorse potrebbero scaturire da economie di bilancio, sarebbe un aiuto a chi è veramente povero da affiancare invece alla lotta a quanti elemosinano per professione alimentando i racket».
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Il Gazzettino