VERONA - "Fare di più. Sentirsi meglio. Vivere più a lungo". Con un cartello alle spalle così promettente, poteva il presidente del Consiglio dei ministri non motivare la...
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La presentazione del Piano Industria 4.0 è stata semplice, praticamente identica a quella di Milano. Tre interventi, un'ora di relazioni, niente dibattito, tante strette di mano, molti più selfie. Prima Giulio Pedrollo, Confindustria: «Il Governo ci crede sul serio e noi per la prima volta possiamo vedere una politica industriale. Ma la sfida fallirà se le imprese cominceranno a investire nell'autunno 2017, bisogna partire a gennaio». Poi tocca al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda con le slide su investimenti, produttività, innovazione e la garanzia che non ci saranno più bandi come nel passato, tutta quella burocrazia che faceva perdere tempo e soldi: «Sapete quante risorse sono state spese del vecchio piano industriale? Solo il 5 per cento. Ora invece voi potrete investire nella tecnologia che preferite, basterà una certificazione del produttore». Miele gli industriali, specie quando Calenda conferma il super-super-ammortamento con l'aliquota al 250 per cento.
Tocca a Renzi che all'auditorium arriva dopo aver visitato Casa Serena, una struttura per anziani non autosufficienti dove il coro di anziane l'ha salutato con la Marcia trionfale dell'Aida. «Non solo Industria 4.0 ma anche sociale, sociale, sociale», scriverà poi il premier su Facebook. Concetto ribadito anche all'auditorium: «Noi non andremo avanti con l'Europa delle regole senza un'Europa dei valori e degli ideali, su questo noi in Italia stiamo investendo moltissimo a partire dal fondo per la non autosufficienza. Noi non lasciamo indietro nessuno». Annuncia il varo del Def e la ratifica delle misure «entro il 20 ottobre». E subito gigioneggia con il pubblico: «Considerato il contributo di Verona e del Veneto al Pil, prima mi sbrigo e meglio è». Ricorda com'era il Paese tre anni fa, quando si era in una fase di stallo e adesso invece «si è rimessa in moto una speranza»: «Non è training autogeno, è la constatazione che ci sono delle energie». Il punto di partenze sono le riforme, «che sono l'Abc, sono come il Pin per sbloccare il telefono, sono il primo passo, non il traguardo». Si regala un complimento quando ricorda il successo dell'Expo («E ogni riferimento a chi dice no alle Olimpiadi è puramente voluto»), ma conferma anche il completamento di una delle incompiute: «Il 22 dicembre, costi quel che costi, carico Delrio in macchina, guido io, e si fa la Salerno-Reggio Calabria», mentre in mattinata a Milano aveva rilanciato il Ponte sullo Stretto di Messina. Ammette che c'è da fare anche qui: «In Veneto alcune infrastrutture sono rimaste un attimino indietro», però non dice quali. La chiusura è un incitamento: l'Italia ce la può fare, ma c'è bisogno di tutti. «A voi, imprese dell'eccellenza, dico: rischiate. Noi mettiamo i soldi su Industria 4.0, a voi il compito di dimostrare che non ce n'è per nessuno».
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Il Gazzettino