Ilva, l'area a caldo resterà attiva a lungo per il carbon free servono almeno 6 anni

Ilva, l'area a caldo resterà attiva a lungo per il carbon free servono almeno 6 anni
LA RICONVERSIONEROMA La decarbonizzazione degli impianti ex Ilva, a partire da quello di Taranto, ci sarà, ma dovrà essere per forza di cose parziale. Almeno durante il periodo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA RICONVERSIONE
ROMA La decarbonizzazione degli impianti ex Ilva, a partire da quello di Taranto, ci sarà, ma dovrà essere per forza di cose parziale. Almeno durante il periodo di transizione che durerà un bel po' di anni. Sei o sette, o anche dieci secondo alcuni esperti del settore. Al di là delle promesse pre-elettorali (il documento del Pd presentato a ridosso delle elezioni regionali e le numerose dichiarazioni di esponenti Cinquestelle, a partire da quelle del ministro del Mise, Stefano Patuanelli), chi lavora al dossier Ilva sa bene che la realtà è questa: l'Ilva carbon free non è un progetto di breve termine. Al tavolo della trattativa tra ArcelorMittal e governo, quindi, il piano industriale resta quello dell'accordo del 4 marzo scorso, che prevede due altoforni tradizionali affiancati da due elettrici.

Anche il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans ha dichiarato che l'acciaio verde a Taranto non potrà arrivare domani, pur auspicando che comunque sia questa la strada da imboccare. ArcelorMittal, in realtà, non si è mai tirata indietro. Qualche giorno fa Aditya Mittal, presidente e cfo del colosso mondiale dell'acciaio, ha dichiarato durante la Financial Times Commodities Conference, che «l'idrogeno ha un grande potenziale» ma i costi di transizione sono molto elevati per cui serve l'aiuto della politica. Soltanto nel 2050 - ha continuato - il gruppo sarà carbon neutral. Mister Mittal parlava ovviamente della strategia mondiale, non solo di Taranto.
IL PASSAGGIO
Il processo attuale sfrutta il carbonio presente nel coke per sottrarre l'ossigeno ai minerali di ferro e ricavare il ferro puro. Nei nuovi processi industriali potrebbe essere l'idrogeno a strappare l'ossigeno ai minerali, formando così H2O anziché CO2. Per ora comunque restiamo a livello di progetti pilota. Come la sperimentazione avviata proprio da ArcelorMittal sull'impianto di pre-riduzione di Amburgo per la sostituzione del metano con il 100% di idrogeno. Il progetto più evoluto è l'Hybrit lanciato nel febbraio 2018 da SSAB, in collaborazione con LKAB e Vattenfall: l'entrata in funzione degliimpianti è prevista nel 2030. Uno dei grandi ostacoli alla riconversione di impianti di grandi dimensioni come quello di Taranto è il costo di produzione dell'idrogeno green. «Oggi è insostenibile. Il costo di produzione dell'idrogeno necessario per arrivare ad una tonnellata di pre-ridotto è intorno a 88 euro , contro i 27 euro la tonnellata per la preriduzione con gas naturale, che già abbatte del 66% le emissioni di CO2 rispetto alla produzione con il coke» ha spiegato al webinar organizzato dal sito Siderweb Carlo Mapelli, docente di Materials Engineering & Environmental Impact del Politecnico di Milano.

Intanto ieri ArcelorMittal ha fatto sapere che la situazione degli ordini sta migliorando, tanto da decidere «la ripartenza di alcuni impianti come il reparto Pla/2 (Produzione Lamiere) a Taranto.
Giusy Franzese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino