Doveva essere una riflessione con i giornalisti, l'ultima dei suoi 25 anni come vescovo, dal momento che con il suo 75. compleanno, il 20 aprile, Antonio Mattiazzo lascerà la...
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Il tema della paura, intesa nell'accezione più ampia di "paura dell'altro" soprattutto se straniero, è stato uno dei pilastri dell'incontro-colloquio che l'arcivescovo ha intrattenuto con il giornalista Francesco Jori. «L'attegiamento di paura e di chiusura non è quello giusto. Chi ha detto che l'altro sia una minaccia? Se guardiamo la tradizione di Padova gli stranieri hanno aggiunto ricchezza. Abbiamo accolto dei geni, da S.Antonio a Galileo, da Giotto e Donatello a padre Leopoldo. Ci hanno reso famosi nel mondo».
«Ci sono gli stranieri? Di diverse religioni? La diocesi li accoglie mettendo a disposizione alcune chiese, integrando i loro rappresentanti religiosi con i nostri. Certo qui c'è una società ricca e che cerca sempre di difendersi. Ma qui entriamo in un altro campo. I soldi non danno senso alla vita, caso mai è il senso della vita che mi dice come gestire i soldi».
È uno dei temi più cari a Mattiazzo, quello dell'idolatria della ricchezza contrapposto allo slancio verso il bene. «Questa è una grande malattia. Ma cosa farne dei soldi se poi aumentano la depressione, i suicidi? In realtà ci vogliono grandi educatori, che lo spieghino già ai ragazzi. I soldi se non servono all'amore per una vita migliore a cosa servono? Non si sta bene infatti se si hanno tanti soldi ma si vive nella paura dell'altro. Ma cosa volete, non si insegna più, non c'è spazio neanche per la Bibbia nelle università». Anche questo è uno dei punti centrali per Mattiazzo, riuscire a salvaguardare il "capitale sociale", quell'insieme di valori naturali che non possono essere destrutturati. «Soffro quando sento dire dal Prefetto che a Padova c'è un fiume di droga, così come quando lo stato accetta il gioco d'azzardo e poi paghiamo per prenderci cura di chi è caduto nella dipendenza».
Ogni aspetto di quelli toccati da Mattiazzo si interseca al successivo, e lascia tracce profonde come gli anelli di un carro cingolato. Anche quando guarda all'interno della Chiesa. «Siamo gli unici ad avere una missine in Asia e stiamo ragionando sull'Africa. ma perché tutti parlano di Parigi e nessuno dei 2mila morti in Nigeria? Quanto male abbiamo fatto all'Africa?»
Infine si parla anche del suo futuro: «Finchè sarò vescovo continuerò. E a suo tempo dirò che cosa ho pensato per il dopo. Ho visto tanti nomi ipotizzati, se volete fare l'oroscopo va bene ma sappiate che l'altra volta fecero tutti i nomi tranne il mio. State attenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino