Il Veneto all'attacco «Allora sospendiamo anche le donazioni?»

Il Veneto all'attacco «Allora sospendiamo anche le donazioni?»
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LE CONSEGUENZE
VENEZIA E adesso cosa succederà? Se lo chiedono i contaminati a cui è stata sospesa la terapia, ma se lo domandano (e lo domandando in questi giorni ai centri trasfusionali) anche i donatori di sangue, ora che la plasmaferesi è oggetto del duro scontro fra il governo e la Regione: dopo che il ministro Beatrice Lorenzin ha sostanzialmente stroncato il ricorso alla pratica per abbattere la concentrazione delle sostanze perfluoroalchiliche, infatti, l'assessore Luca Coletto le ha scritto per chiederle se allora voglia disporre lo stop anche alla donazione del plasma. Una domanda evidentemente provocatoria, in una giornata in cui ha fatto un decisivo passo avanti la procedura di commissariamento della partita Pfas, concordata fra i due livelli istituzionali.

LA LETTERA
Secondo quanto trapela, la lettera firmata da Coletto e protocollata ieri affronta due temi. Da una parte l'assessore regionale alla Sanità fornisce le risposte ai chiarimenti sollecitati dal ministro della Salute a proposito della plasmaferesi attuata nella zona rossa, come da lei stessa sottolineato mercoledì alla Camera («Ho già chiesto alla Regione Veneto maggiori e più dettagliate informazioni, al fine di poter valutare l'adozione di un'iniziativa volta a tutelare la salute dei cittadini»). Dall'altra Coletto domanda se, a fronte delle preoccupazioni espresse da Lorenzin sul fronte Pfas, sia necessario sospendere anche la plasmaferesi attuata nell'ambito delle donazioni. Traduzione: se il trattamento fa male ai contaminati, allora fa male pure ai donatori e quindi è il caso di sospenderlo a tutti quanti?
L'ASSOCIAZIONE
Un interrogativo che l'Avis, realtà che in Veneto assomma 131.271 dei 156.250 donatori censiti nel 2016, non vuole nemmeno sentir pronunciare. «Parliamo di due finalità, quella terapeutica e quella produttiva, completamente diverse sottolinea il veneziano Alberto Argentoni, presidente nazionale dell'associazione ma la pratica è assolutamente sicura, come dimostrano le migliaia di procedure svolte in Italia ogni giorno secondo rigorosi criteri di selezione dei donatori. In un anno vanno alla produzione di farmaci plasmaderivati circa 800.000 chili di plasma, di cui il 30% provenienti da plasmaferesi, grazie ad una raccolta che vede il Veneto secondo solo alla Lombardia». Nell'ultimo anno le donazioni della parte liquida del sangue, effettuata appunto attraverso la plasmaferesi, sono calate in Veneto dell'8,5%. «Fra le diverse ragioni spiega Giorgio Brunello, presidente regionale dell'Avis ci sono le selezioni e i controlli molto più rigorosi che in passato. Questa è un'ulteriore prova della sicurezza dell'attività. Guai a diffondere false voci sulla presunta pericolosità della donazione del plasma: vorrebbe dire mettere a rischio la tenuta complessiva de delicato sistema delle trasfusioni».
I POTERI STRAORDINARI

Daniela Sbrollini, deputata del Pd, difende però la posizione del ministro Lorenzin sui Pfas: «L'ho sentita telefonicamente e mi ha confermato non solo che riceverà una delegazione dei comitati No Pfas subito dopo l'approvazione del Bilancio, ma pure che ha voluto fortemente mandare il Nas a sequestrare la documentazione perché manca il fondamento scientifico al trattamento. Non è un caso che proprio oggi (ieri, ndr.) il dipartimento nazionale della Protezione Civile abbia deciso di nominare un commissario sul caso Pfas». Era stato il governatore Luca Zaia a chiedere al governo, nel settembre scorso, la deliberazione dello stato di emergenza con poteri straordinari. Dopo sopralluoghi e interlocuzioni, ieri Roma ha chiesto al Veneto di dettagliare la propria istanza, che mira sostanzialmente a velocizzare le procedure di valutazione di impatto ambientale, esproprio e appalto.
A.Pe.
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Il Gazzettino