Il trenino in fondo al lago mistero bellico a Revine

Il trenino in fondo al lago mistero bellico a Revine
C'è un trenino che giace in fondo al lago. E c'è un mistero che appassiona gli storici, ormai parte della memoria collettiva delle genti che abitano la Valmareno. Un vero e...

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C'è un trenino che giace in fondo al lago. E c'è un mistero che appassiona gli storici, ormai parte della memoria collettiva delle genti che abitano la Valmareno. Un vero e proprio giallo cui Lucio Tarzariol, bibliotecario di Tarzo, ha dedicato un'accurata ricerca. È noto che i laghi di Revine della pedemontana trevigiana furono teatro degli eventi bellici delle due guerre mondiali.

Dopo la disfatta di Caporetto, durante la Grande Guerra, anche Revine Lago venne occupata dagli austriaci.
«A Revine Lago - scrive Lucio Tarzariol - correva anche la linea ferroviaria Decauville-Revine-Vergoman costruita nel 1918 proprio dall'esercito austro-ungarico per il trasporto di viveri e munizioni. La linea, a scartamento ridotto, percorreva la Vallata, la Valmareno attraverso i paesi di Cison, Follina, Miane e la linea austriaca del fiume Piave. Tutta l'area, comprese le acque di Revine Lago, fu teatro di drammatici eventi in cui la popolazione composta di donne, vecchi e bambini, costretta dalla disperazione era forzata a lavorare col freddo, la pioggia o il sole battente nella speranza di avere un pezzo di pane o un piatto di minestra».
Durante l'occupazione del 1918, ricorda il bibliotecario, venne pure costruita anche una teleferica a doppio filo portante che dal castello di Serravalle arrivava ai Con (località di Serravalle) e da qui al Masieron (sul confine di Serravalle), poi al borgo Bridòt e infine alle Lame di Revine dove, per l'appunto, si trovava la piccola stazione. «Da qui partiva la ferrovia a scartamento ridotto che trasportava rifornimenti fino all'aeroporto militare di Cison. Si racconta - prosegue Tarzariol - che durante la ritirata i tedeschi o gli italiani affondarono il treno nel lago dove, secondo alcune testimonianze, pare si trovi tuttora, sotto i sedimenti e la melma che si sono accumulati negli anni».

Nella sua ricerca il bibliotecario cita le prove. «Quando fu smantellata, parte delle rotaie venne portata a Vittorio Veneto. Nella casa di Francesco Grava vi è un pezzo di rotaia usato come trave della cantina. Pare che nella stagione di secca, alcuni tratti siano ancora visibili. Quando l'acqua dei laghi è bassa nel canale presso il ponticello in legno, in località Fratta di Tarzo, verso la Taiada, si dice sia ancora possibile vedere le vecchie rotaie della piccola ferrovia». Visto il caldo torrido di queste settimane l'acqua del lago è scesa. E uno sguardo alla ricerca delle rotaie fantasma davvero ci può stare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino