«Il tesoro sequestrato? E' mio»

«Il tesoro sequestrato? E' mio»
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«Vita da nababbi con i soldi di furti, estorsioni e rapine», è questa il punto di partenza che, sulla base di minuziose indagini portate avanti dai militari delle Fiamme Gialle, hanno convinto il pm Mara De Donà a chiedere il sequestro dei beni di Adriano Hudorovich, meglio conosciuto come il re degli zingari, ma anche dei suoi familiari. Secondo quanto ricostruito dai militari del colonnello Alessandro Serena, spulciando atti di proprietà e conti correnti, il clan nomade degli Hudorovich, che ha base operativa tra Paese e Castelfranco, avrebbe tenuto un tenore di vita troppo elevato, viste le entrate dichiarate (e legali). A quel punto il pm Donà, esaminate le prove portate in Procura dal colonnello Massimo Dell'Anna, è passato all'azione. Ha chiesto e ottenuto il sequestro, per la confisca di auto e conti correnti del clan nomade, avvalendosi di una legge antimafia. Nella sostanza lo Stato può prendersi i beni accumulati con attività criminale sistematica: il comportamento contestato alla famiglia del re degli zingari. In verità identico tentativo, anni fa, lo aveva tentato l'allora capo della Procura Antonio Fojadelli, ma le contestazioni avevano retto fino in Corte d'appello. Poi tutti i beni sequestrati, oltre un milione di euro, era stato restituito ad Adriano Hudorovich.

Anche questa volta sotto sequestro sono finititi beni, complessivamente, per un valore di alcune centinaia di migliaia di euro. Ora bisognerà vedere se il castello accusatorio reggerà. Tra qualche giorno ci sarà il Riesame: Adriano, Francesco, Devid, Diana Barbara, Manolo, Marina e Mario Hudorovich, ma anche Piero Bogdan, assistiti dall'avvocato Andrea Zambon, saranno chiamati a dimostrare la provenienza lecita dei beni sequestrati. «Quel tesoro è nostro, da sempre», la tesi degli Hudorovich. Ma gli inquirenti, forti delle prove raccolte e delle decine contestazioni mosse agli Hodorovich, sono convinti che questa volta "il malloppo" delle attività criminali se lo prenderà lo Stato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino