Il telefonino sotto esame

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Telecamere, tabulati e testimonianze. Attorno a queste tre T si stanno sviluppando le indagini sull'omicidio di Andrea Piombo, il sessantenne che lavorava al bar della stazione di Padova e che viveva nella casa di famiglia in via Sant'Agostino a Lama Polesine, insieme al fratello Agostino, trovato senza vita sull'argine del Po a Garofolo nel pomeriggio di venerdì.

Ucciso con due colpi di pistola, calibro 7,65, alla testa e al tronco. Non a bruciapelo, ma frontalmente, nella piazzola dove sorge la torretta per il birdwatching. Il corpo è stato trascinato verso il fiume, per una cinquantina di metri, per poi essere abbandonato superata la fila di alberi prima del letto, quasi che l'assassino non sapesse che prima di arrivare all'acqua c'erano da attraversare ancora parecchi metri di spiaggia sabbiosa e lo abbia lasciato lì, per poi fuggire. Il maglioncino della vittima, sollevato sulle spalle e sul volto, sembra indicare un trascinamento per i piedi.
Dalla prima ispezione eseguita dal medico legale, il dottor Luca Massaro, sembrerebbero essere presenti i fori d'uscita, ma sarà l'autopsia, che sarà eseguita domani, a confermare se all'interno del corpo siano presenti o meno i proiettili.
Su chi sia stato a premere il grilletto, ancora non sono state formulate ipotesi. Molto dipenderà dall'esito delle analisi che il Ris di Parma effettuerà sulla Punto della vittima, ritrovata in un piazzale in via Roma a Guarda Veneta. La prima speranza è che vi possano essere tracce biologiche o impronte dell'assassino. Non si sa nemmeno se il borsello che il sessantenne portava sempre con sé e dentro al quale teneva soldi, chiavi, documenti e cellulare, che non è stato ancora ritrovato, si trovi dentro la macchina: per evitare di compromettere una delle poche possibili fonti di indizi, non è stata aperta, ma inviata immediatamente al Reparto investigazioni scientifiche, nella speranza che almeno venga sciolto il primo dei tanti interrogativi: è stato il suo proprietario a posteggiarla lì, per farsi accompagnare da chi gli ha poi dato la morte, o è stato l'assassino a lasciarla, fuggendo da Garofolo?
La risposta a questa domanda gli uomini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Rovigo, guidati dal capitano Nicola Di Gesare, sperano di ottenerla anche dai filmati delle telecamere che sorvegliano gli accessi alla strada arginale. Dall'autopsia si dovrebbe restringere la fascia oraria in cui si può essere avvenuta l'uccisione di Piombo, uscito di casa giovedì poco dopo le 23, dopo aver cenato.

I tabulati del suo telefono sono un'altra pista dalla quale si spera di ottenere informazioni preziose, sempre che la vittima conoscesse il suo carnefice e si fosse sentito con lui prima di incontrarsi. Il perché dell'esecuzione in riva al Po resta il più intricato dei rebus, visto anche che tutti quelli che conoscevano Andrea, lo descrivono come una brava persona, retta e metodica, vicino alla pensione e quindi non incline a cacciarsi nei guai. Come del resto mai aveva fatto. Anche la pista di un omicidio legato a motivi passionali, che il luogo arginale lascerebbe ipotizzare, non sembra convincere gli investigatori. Nelle prossime ore dovrebbero arrivare le risposte alle prime domande e le indagini potrebbero prendere una piega inaspettata.
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Il Gazzettino