Il sindaco Conte alla Camera: «Riforma utile a tutta l'Italia»

Il sindaco Conte alla Camera: «Riforma utile a tutta l'Italia»
LA SEDUTAVENEZIA È bastato un piccolo errore del presidente Roberto Fico mentre stava parlando di tutt'altro («l'individuazione di un'autonomia... di un'autonoma...

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LA SEDUTA
VENEZIA È bastato un piccolo errore del presidente Roberto Fico mentre stava parlando di tutt'altro («l'individuazione di un'autonomia... di un'autonoma categoria...»), per portare la trattativa fra le Regioni e il Governo nell'emiciclo di Montecitorio. Il leghista Mario Conte, sindaco di Treviso invitato alla Camera per parlare (insieme alla collega Maria Scardellato di Oderzo) del tema Lo Stato dei beni Comuni, ha colto la palla al balzo: «Presidente Fico, mi consenta di cogliere il positivissimo lapsus. L'autonomia è una partita, e qui tengo a riprendere le parole del governatore Luca Zaia, che va verso un Paese federale, moderno e innovativo, che mette da parte centralismi e assistenzialismi...». E via andare, verso lo scontro dialettico con Dario Nardella, che da primo cittadino dem di Firenze ha ribattuto: «L'autonomia è un tema troppo serio per essere lasciato solo alle istituzioni nazionali».

GLI INTERVENTI
Davanti al suo mezzo omonimo Giuseppe Conte, premier a lungo applaudito dai 600 amministratori locali presenti, il trevigiano Conte ha sostenuto così la riforma: «L'autonomia è efficienza, assunzione di responsabilità e consentirebbe a tutti i Comuni di avere maggiori spazi. Nondimeno il Veneto può rappresentare un laboratorio del federalismo, a beneficio di tutti. Sono sicuro che con l'autonomia altre Regioni si dimostrerebbero interessate a percorsi virtuosi di programmazione e di spesa. Sarebbe bene, dice sempre Zaia, che tutte le Regioni, anche quelle del Sud, avessero la loro autonomia, perché gli amministratori sarebbero costretti a rispondere direttamente ai cittadini. L'autonomia è l'unico modo vero per controllare la qualità delle amministrazioni e consentirebbe inoltre maggiori risorse da destinare proprio a questi straordinari beni comuni». Il fiorentino Nardella ha invece lanciato un contro-appello alle istituzioni statali: «Ascoltate prima i sindaci, perché il regionalismo non può essere assunto come forma di discriminazione tra cittadini dei Comuni».
L'ASSOCIAZIONE

A margine della seduta, è poi intervenuto sull'argomento il barese Antonio Decaro, presidente dell'Associazione nazionale Comuni italiani: «Noi siamo già come sindaci autonomie locali. L'autonomia però non deve mettere in crisi l'unità giuridica e quella finanziaria del Paese. Non si deve rischiare di aumentare il gap. Non sappiamo ancora bene cosa succederà perché non vi è ancora un documento strutturato che noi sindaci vorremmo guardare, solo allora esprimeremo un'opinione». Maria Rosa Pavanello, numero uno di Anci Veneto, ha però osservato: «L'autonomia non deve dimenticare la lezione di don Sturzo, che vedeva proprio nei Comuni il motore del percorso federalista al Nord e ancor di più al Sud. Un'autonomia che, prendendo in prestito proprio le sue parole, può contrastare un centralismo burocratico e amministrativo che ha finito per rendere sempre più soffocante il peso del potere centrale. Peso che presto si è trasformato in vero e proprio macigno che ha impedito al Mezzogiorno non solo un armonico sviluppo economico, ma anche una crescita civile e politica che favorisca l'emergere delle migliori energie locali».
A.Pe.
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Il Gazzettino