Il rock di notte non riscatta la città

Il rock di notte non riscatta la città
Puntuale, una volta l'anno, come la manfrina delle luminarie a Natale, si alza il tormentone della “movida”. Arriva coi primi caldi che non favoriscono freschezza di...

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Puntuale, una volta l'anno, come la manfrina delle luminarie a Natale, si alza il tormentone della “movida”. Arriva coi primi caldi che non favoriscono freschezza di mente. Capita così che s'imbastisca una querelle grottesca sulla vitalità notturna della città la cui consistenza dipenderebbe dal baccano in musica permissibile di notte. Di questo va dibattendo l'allegra brigata dei 'rivitalizzatori': quattro baristi in cerca di avventori, più quattro consiglieri comunali non insensibili ai riflettori, più quattro decine di nottambuli senza sveglie da lavoratori. La loro ricetta? Rock senza steccati. Qui sta l'equivoco: pensare che bassi e batterie open air contribuiscano al riscatto socio-culturale della città, mentre è noto che la musica notturna è roba da locali chiusi e per aficionados, non argomento da trattare per piazze e strade. Ma quando e dove mai si concede alle band di tirar concerti in aperto centro oltre le undici massimo dodici di sera? Con tutto l'affetto che si può, a questi patiti della 'movida' notturna, se dovessero sul serio avere mano libera fino a tardi in piazza e nel Corso, consigliamo di guardare spesso verso l'alto, non per contare le persone affacciate ad ascoltare, ma per scansare i pitali che, prima o poi, vedranno arrivare. Quanto al sindaco prima di firmare deroghe provi a sperimentare gli effetti della sonorità dal vivo sotto casa sua. Vale anche per i quattro consiglieri.
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Il Gazzettino