Bisognerebbe sempre dubitare delle cose che sembrano definitive. Ad esempio: la morte. Uno pensa che la sparizione di una persona, possa automaticamente definire, dopo un lungo...
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Coniugando la vita privata con quella artistica, specie nella sua fase costruttiva della sceneggiatura, il regista francese Arnaud Desplechin, che da noi non ha mai avuto l'attenzione che meriterebbe, resta fedele al suo cinema di storie espanse, di vivace complessità e frammentate nel tempo. Se il discorso metacinematografico non è certamente innovativo, il film approda a una lettura quasi ludica (specie nella seconda, aggrovigliata parte), dove tra fantasmi veri e immaginari, noir e commedia, Hitchcock e Truffaut, il gioco diventa una nuvola di intelligenza di scrittura e regia, in una Roubaix da sempre dimora della vita e del cinema di questo regista.
Film d'apertura del festival di Cannes dell'anno scorso, forse meno compatto di I miei giorni più belli e certamente più discontinuo, ma più divertente e pieno di energia. Nel vorticoso giro di situazioni, spiazzamenti, paradossi, la narrazione di destreggia in un gioco di simulazione continua. D'altronde stiamo pur sempre parlando di fantasmi. Cast di abbondante bravura: Amalric, Garrel, Cotillard, Gainsbourg (la migliore), Alba Rohrwacher.
Adriano De Grandis
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Il Gazzettino