IL RETROSCENA SAN ZENONE DEGLI EZZELINI «Ha sempre avuto la passione per

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IL RETROSCENA
SAN ZENONE DEGLI EZZELINI «Ha sempre avuto la passione per le belle auto, gli piaceva ostentare. Era sicuramente un tipo che si faceva notare, ma quel giorno di dicembre di tanti anni fa sconvolse un'intera comunità. Nessuno lo avrebbe creduto capace di arrivare a tanto». San Zenone degli Ezzelini, settemila abitanti ai piedi del Grappa e ai confini con il Vicentino, è il luogo topico che ha scandito l'esistenza del 63enne V.G. anche se l'uomo vi ha trascorso meno della metà della sua vita. Lì, nell'abitazione in cui era stato accolto ancora bambino dai genitori adottivi, aveva macchiato il Natale del 1984 con il sangue di sua madre. L'aveva uccisa dopo anni di discussioni sul denaro, che tanto gli piaceva spendere quanto poco gli piaceva guadagnare con il lavoro.

IL DELITTO
L'arrivo di V.G. a San Zenone risale all'inizio degli anni Sessanta. In paese vive una coppia formata da marito e moglie. Hanno superato i cinquant'anni e non hanno mai avuto figli. Con una decisione molto coraggiosa per l'epoca decidono di portare a termine un'adozione e, dal Veneziano, riescono a prendere con sé il piccolo G., nato nel 1957. Antonia Parolin, per tutti Tognetta, e il marito sono molto conosciuti in paese, dove peraltro è raro non essere in confidenza. «Brave persone, vicini tranquilli racconta una coppia che viveva a pochi metri dalla loro abitazione di via Fontanelle. Lei era una persona buona in particolare con i bambini, che amava tanto non avendone mai avuti. Gli lasciava sempre parcheggiare le biciclettine nel giardino quando andavano a giocare per campi». «G. è sempre stato un ragazzo particolare spiegano in paese, aveva tanti amici, era uno di compagnia, ma gli piaceva mettersi in mostra. Voleva sempre offrire da bere, mostrarsi più benestante di quanto fosse. A 18 anni viaggiava in Ferrari perché i genitori facevano l'impossibile per accontentare quel figlio tanto desiderato. Aveva avuto qualche problema con le forze dell'ordine (un foglio di via da Bassano ndr), era decisamente esuberante, ma mai violento». Trascorrono gli anni e la fame di bella vita di G. cresce. Non ha mai lavorato se non in modo saltuario, il padre è ormai anziano e i soldi a casa faticano ad arrivare. Le pressioni dei genitori perché cercasse un impiego diventano sempre più forti, cominciano le liti e i rimproveri. G. cova la rabbia fino al 22 dicembre 1984. Ha 27 anni, mancano due giorni a Natale. Passa la serata fuori, alle 22 rientra a casa e trova la madre 74enne addormentata su una sedia della cucina. Il televisore è ancora acceso. Le spara in testa con una calibro 7,65. Un unico colpo che fredda la donna. G. esce e si incammina verso Marostica: vi arriva a piedi tre ore dopo, si costituisce ai carabinieri. «Non volevo soffrisse a causa mia» spiega loro consegnando la pistola con la matricola abrasa che dice di aver preso in un cassetto di casa.
IN PAESE

L'uomo finì in carcere e ne uscì ben presto per buona condotta venendo preso sotto l'ala protettiva di un noto medico e benefattore di Pederobba, dove ha vissuto fino alla morte dell'anziano nel 2015. «Tornava spesso, passava al bar a offrire il caffè e andava in cimitero a salutare la madre. Lo ha sempre fatto fino allo scorso febbraio aggiungono i compaesani. Ha fatto molti lavori, tra cui l'immobiliarista, mentre in Est Europa voleva aprire una sala scommesse. Nonostante questo, sfoggiava sempre auto di lusso. È sempre stato così. Quell'episodio ci sconvolse».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino