IL RETROSCENA ROMA Il gioco a fregarsi tra M5S e Lega continua e la disputa sui

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IL RETROSCENAROMA Il gioco a fregarsi tra M5S e Lega continua e la disputa sui tempi di entrata in vigore della prescrizione è ormai divenuta paradossale. Perchè se il ministro...

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IL RETROSCENA
ROMA Il gioco a fregarsi tra M5S e Lega continua e la disputa sui tempi di entrata in vigore della prescrizione è ormai divenuta paradossale. Perchè se il ministro Bonafede dice che è slegata dalla riforma del processo penale, il collega e vicepremier Salvini la inchioda proprio a quel passaggio che difficilmente può essere concluso nel giro di un anno.

E così quando Salvini parla di «riformona» del processo penale non fa che accentuare i sospetti grillini su un alleato che in effetti ha tentato più volte di buttare la palla in tribuna. Ma il gioco del fregarsi a vicenda - intrecciato a quello del rinvio sperimentato ora sulla Tav, ora sulle pensioni ora sul reddito di cittadinanza - inizia a penalizzare anche la Lega. Lo conferma l'analisi fatta ieri da You Trend che ha effettuato una supermedia tra i sondaggi dell'ultima settimana. L'ammuina costa e soprattutto penalizza tutta la coalizione e non solo un partito, come è accaduto nelle scorse settimane.
NIENTE REPLICHE
Ieri, Salvini a parte, nessun leghista ha replicato alle dichiarazioni dei grillini che vogliono incassare l'emendamento che fissa per fine 2019 la riforma della prescrizione anche senza riforma del processo penale. L'idea del vicepremier Luigi Di Maio resta sempre quella di presentare in Commissione lo stesso emendamento a suo tempo contestato dalle opposizioni, ma anche dell'alleato. «Ma come fa! Bonafede ha tutti contro: associazioni, professionisti, avvocati, magistrati, professori, imprenditori», sostiene l'azzurro Enrico Costa. Tutti tranne due, «Di Matteo e Davigo che sono i suoi ispiratori». Un'aggiunta, quella dell'ex ministro, non marginale perché i due «ispiratori» potrebbero spostare la percezione dell'elettorato grillino e contribuire a far uscire dall'angolo il Movimento.
IL RIVOLUZIONARIO
Tenere il punto sulla giustizia significa per il M5S mettere per un po' il silenziatore alla questione migranti che sinora ha gonfiato le percentuali del Carroccio. E il Movimento lo fa tenendo il punto anche sulla sindaca di Roma Raggi che, secondo il codice etico del M5S, dovrà lasciare se condannata. Un ritorno alle origini che Di Maio accentua sentendo forse sul collo il ritorno del nicaraguense Alessandro Di Battista. Un rientro ingombrante che blocca la deriva forlaniana del governo Conte, ma rischia di rendere irrisolvibili molti dei problemi che da settimana si affastellano a palazzo Chigi.

Il riaccendersi di un possibile scontro sulla giustizia non dispiace però a Di Maio perché obbliga la Lega a schierarsi e ad accentuare la frattura non solo con Forza Italia, ma anche con il Carroccio di Bossi e quei 49 milioni di euro spariti dalle casse. D'altra parte il potere logora e il Salvini che dice di invidiare Di Battista, sembra aver compreso i rischi che anche la Lega correrà a breve quando dovrà approvare una manovra di bilancio che risulterà molto lontana dalle aspettative.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino