IL PROCESSO VENEZIA Nel cuore violento della contromanifestazione del 14 dicembre

IL PROCESSO VENEZIA Nel cuore violento della contromanifestazione del 14 dicembre
IL PROCESSOVENEZIA Nel cuore violento della contromanifestazione del 14 dicembre 2013, quando circa duecento attivisti no global avevano provato a contrastare e impedire un corteo...

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IL PROCESSO
VENEZIA Nel cuore violento della contromanifestazione del 14 dicembre 2013, quando circa duecento attivisti no global avevano provato a contrastare e impedire un corteo di Forza Nuova in difesa della famiglia tradizionale, Max Gallob, storico leader del Centro sociale Pedro, «incitava uno schieramento di manifestanti travisati e dopo, assieme a loro, spingeva le forze dell'ordine per farle arretrare». Per questo ieri la procura di Venezia ne ha chiesto la condanna a 1 anno e due mesi. Con lui anche il leader dei no global veneziani, Tommaso Cacciari, e Jacopo Povelato per cui il pm ha chiesto rispettivamente 1 anno e 2 mesi e un anno di reclusione. Secondo l'accusa, i tre erano stati i registi delle mosse di campo con cui dar il via agli scontri ai piedi del ponte degli Scalzi, di fronte alla stazione ferroviaria di Santa Lucia. Manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale le accuse contestate a Gallob e Cacciari, mentre Povelato è a processo per resistenza, oltraggio e lancio di oggetti durante una manifestazione. Reati di cui devono rispondere altri dieci attivisti dei centri sociali, per cui comunque la procura ieri ha chiesto l'assoluzione.

Precise le accuse mosse dal pubblico ministero che nel capo d'imputazione descrive ogni singolo ruolo avuto negli scontri. Cacciari, scrive il magistrato, «impartiva ai membri del proprio gruppo, attraverso un megafono, ordini quali scudi avanti, indossare i caschi e state pronti» mentre rivolgendosi alle forze dell'ordine «intimava lasciateci passare». Con Gallob che incitava e guidava le prime mosse di campo. Se Cacciari e Gallob davano ordini, Povelato è considerato l'uomo d'azione per aver lanciato «un fumogeno raccolto da terra contro il personale di polizia assestato sul ponte del Monastero». Due gli scontri tra attivisti e forze dell'ordine: violentissimi: bastonate e sassi, petardi, lacrimogeni per disperdere la massa.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino