Il preside alle allieve: via dall'Italia

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Il diploma in una mano e la valigia nell'altra. «Il futuro dei giovani non è qui», è stato categorico ieri, alla consegna dei diplomi per il corso di estetista, il preside dell'istituto paritario Leonardo Da Vinci. Lucido, di un'onestà che ha fatto sobbalzare sulla sedia più di qualcuno tra i ragazzi seduti in sala, Livio De Prà ha consigliato senza mezzi termini ai suoi studenti di levare le tende. E a rendere più incisivo il suo messaggio ha invitato come ospite alla cerimonia Oscar De Bona, il presidente dell'Associazione Bellunesi nel Mondo. Attaccamento alla propria terra o meno, bamboccioni o giovani intraprendenti, una volta messo in tasca il diploma l'obiettivo da perseguire entro quattro mesi dev'essere quello del lavoro, all'estero. «Ci vuole sacrificio - ha spiegato nel suo discorso De Prà - che significa partire, stare fuori dall'Italia un pò di anni e poi tornare con esperienza e soldi, magari sufficienti ad avviare un'attività propria. Siamo onesti e non prendiamoci in giro: qui non ce n'è più per nessuno». Non ce n'è per ingegneri, architetti e medici le cui nuove patrie dovrebbero essere Germania, Inghilterra e Spagna, ma non ce n'è nemmeno per le professioni che usano le mani. Per quei venti parrucchieri, quelle venti estetiste e quei venti esperti multimediali che l'istituto sforna ogni anno con un trend in continua, lenta, crescita. Per rendere più concreto l'invito, d'ora in avanti l'Abm entrerà nelle classi a raccontare storie di immigrazione e le esperienze di giovani che, al di là del confine, ce l'hanno fatta. La presenza di De Bona alla cerimonia di ieri ha dato il la alla collaborazione. «La nostra provincia ha 212mila abitanti - ha spiegato De Bona, snocciolando qualche cifra - e 500mila sono i cittadini di origine bellunese sparsi per il mondo. All'interno di questo gruppo enorme ci sono i giovani migranti. La comunità Bellunoradici.net in quattro anni dalla sua nascita ne ha già censiti 607, tutti frutto dell'immigrazione recente degli ultimi 7-8 anni. Oggi loro sono un supporto a chi arriva all'estero senza lavoro, offrono ospitalità per una settimana e in molti casi hanno aiutato con successo il concittadino a trovare impiego».
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Il Gazzettino