IL PREMIO VENEZIA Oggi è la grande giornata di Anagoor. La compagnia di

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IL PREMIOVENEZIA Oggi è la grande giornata di Anagoor. La compagnia di Castelfranco Veneto riceverà infatti dalle mani del presidente della Biennale Paolo Baratta e del...

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IL PREMIO
VENEZIA Oggi è la grande giornata di Anagoor. La compagnia di Castelfranco Veneto riceverà infatti dalle mani del presidente della Biennale Paolo Baratta e del direttore della sezione Teatro Antonio Latella il Leone d'argento come compagnia emergente sul piano internazionale. «Il lavoro di Anagoor, mai privo di una potente estetica, riesce ad avere una funzione divulgativa» si legge nelle motivazioni. La direzione della Biennale ha voluto enfatizzare l'artigianato collettivo che sta dietro ad ogni opera: «Ciò che rende il loro lavoro a tratti concettuale, ma anche profondamente artigianale è il fatto che non demandano a nessuno la scelta artistica, riuscendo come collettivo a realizzare tutto da soli».

LO SPETTACOLO
Alla Biennale Teatro la compagnia castellana presenterà quest'anno la riduzione della trilogia eschilea Orestea - Agamennone, Schiavi, Conversio, che riporta il gruppo ad un percorso avviato all'inizio della propria storia. Con una messinscena di 4 ore che riprende alcuni temi chiave della poetica di Anagoor. Il testo eschileo è inizialmente assunto nella sua integralità, ma condensandone ed espandendone i nuclei fondamentali con linguaggi e tecniche cari ad Anagoor (la visione, il canto, l'orazione), fino a tradirlo, affiancandolo o sostituendolo con un arcipelago intertestuale che complica l'orizzonte della meditazione sul male e sulla fragilità del bene, e sulla lingua che li descrive. L'Orestea tradotta e riscritta da Simone Derai e Patrizia Vercesi - coproduzione Centrale Fies, Metastasio di Prato, Tpe e Stabile del Veneto sostenuta da Fondation Hermès - si presenta come una meditazione sul valore del cambiamento e sulla pratica della giustizia, sul male e sulla fragilità del bene.
L'ANALISI
L'Orestea di Anagoor, dedicando una cura archeologica al testo di Eschilo, tenta di fare i conti con le conseguenze di una tale concezione del mondo. Il punto di partenza è infatti una catena di episodi cruenti dettati dalla cultura della vendetta, esplodendo furiosamente in seno alla famiglia degli Atrìdi, forma la trama dolorosa dell'Orestea: un padre uccide la figlia, una sposa uccide lo sposo, un figlio, Oreste, è tenuto dall'imposizione di un oracolo e dalla legge sociale ad uccidere la madre. «L'Occidente, di cui questa trilogia costituisce una pietra miliare, poggia sulla frana di una casa - osserva Anagoor - Un precipizio che per essere arrestato richiede una sospensione straordinaria, un enorme sforzo di civiltà, un atto divino: il culmine del pensiero è il vertice a cui aggrapparsi nel vortice della follia».
IL TEMA

L'Orestea fu il primo lavoro strutturato affrontato 15 anni fa dai fondatori di Anagoor, ma sono cambiati scenari e possibilità. Per questa trilogia Anagoor ha girato alcune sequenze video all'interno del Museo Archeologico di Olimpia (grazie al supporto del Ministero della Cultura ellenico), mentre Simone Derai e Giulio Favotto - grazie alla tecnologia di 3DZ - hanno filmato e prodotto scansioni 3D della celebre statua di Apollo che col braccio steso arresta il caos. E ancora il paramento sacro della regina Clitemnestra (la cantante barocca Monica Tonietto) è composto da pezzi antichi provenienti da Portogallo, Kurdistan iraniano, Gerusalemme, Murano, Varanasi, mentre Elettra (Leda Kreider) tiene tra le braccia una giovane cerva albina dal ventre aperto, scultura mobile di Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso, con pelle recuperata dalle Guardie forestali di un parco nazionale da un esemplare morto di morte naturale.
Giambattista Marchetto
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Il Gazzettino