IL PERSONAGGIO FONTANAFREDDA Il sogno di diventare una campionessa di biathlon

IL PERSONAGGIO FONTANAFREDDA Il sogno di diventare una campionessa di biathlon
IL PERSONAGGIOFONTANAFREDDA Il sogno di diventare una campionessa di biathlon è svanito già da molto tempo, ma Francesca Pegolo, originaria di Tamai di Brugnera e residente ora...

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IL PERSONAGGIO
FONTANAFREDDA Il sogno di diventare una campionessa di biathlon è svanito già da molto tempo, ma Francesca Pegolo, originaria di Tamai di Brugnera e residente ora a Fontanafredda, nella Nazionale è arrivata lo stesso, seppure in un altro ruolo. Da due anni è infatti la fisioterapista della squadra B, quella che partecipa alla gare di Ibu Cup, il secondo livello del fondo più tiro, immediatamente alle spalle della Coppa del Mondo.

OPPORTUNITÁ
«Tutto è nato quasi per caso - racconta -. Conosco dai tempi dell'università Orazio De Martin e quando quattro anni fa ho scoperto che era il fisioterapista azzurro di biathlon, anche perché un po' invidiosa, l'ho cercato per farmi raccontare l'esperienza. Successivamente ci siamo tenuti in contatto. Poi si è aperta questa opportunità con il gruppo B e l'ho colta al volo». Un amore, quello per gli sport della neve, nato sin da bambina grazie alla cugina Elsa, che la portava a sciare a Piancavallo, e al maestro delle scuole elementari Mario Cossetti. All'inizio ha praticato lo sci di fondo, poi ecco la novità. «Alessandro Moro, che aveva fatto il militare a Sappada scoprendo il biathlon, propose alla Libertas Porcia, il mio sci club di allora, di praticare questa disciplina anche a Piancavallo - sorride -. Grazie alla buona volontà dell'allora presidente Ivo Neri, dell'allenatore Mario Magnabosco, di Claudio Neri, Eugenio Basso e Ferdinando Biscontin, c'è stata così la possibilità di dedicarsi all'aria compressa, riservata alla categoria giovanili, e successivamente di acquistare le sagome per il piccolo calibro. Non ringrazierò mai abbastanza queste persone, che insieme alla famiglia mi hanno permesso di vivere questa splendida esperienza».
CARRIERA

Pegolo aveva buona qualità, tanto da partecipare ai Mondiali Juniores del 2002, non sufficienti però per competere ad alti livelli, come ammette lei stessa. «Dopo gli Iridati mi aspettavo di essere inserita nel team nazionale - rievoca il momento -. Quando non accadde, decisi di abbandonare l'agonismo: ero molto arrabbiata. In realtà i tecnici azzurri non avevano tutti i torti, ma questo lo capisci solo crescendo». L'ultimo anno della carriera sportiva coincide con il primo di quella universitaria: «La scelta di diventare fisioterapista è figlia della passione per lo sport e l'idea iniziale era di specializzarmi proprio in quell'ambito. Poi, proseguendo gli studi, scopri anche altre cose». Così la vita di Pegolo va avanti. Riprende a fare qualche gara di sci di fondo, fino al recente ritorno al vecchio amore. «Seguo la squadra B prevalentemente durante la preparazione - spiega la fontanafreddese -. Il mio compito è far sì che gli atleti siano pronti e preparati al meglio in vista degli allenamenti. Sono presente anche ad alcune gare: lo scorso anno partecipai agli Europei di Minsk, in Bielorussia; in questa stagione ho preso parte alla tappa di Ibu Cup di fine dicembre a Obertilliach, in Austria. Andrò anche in Val Martello e poi tornerò agli Europei, in programma a Otepae, in Estonia». Un'esperienza di sport professionistico decisamente interessante, oltre che formativa, visto che segue ragazzi giovani, tutti novizi della fisioterapia. «Vero, ho potuto spaziare al meglio - sorride Francesca, che negli ultimi anni ha collaborato anche con la federazione di arrampicata sportiva -. C'è un bel gruppo, il clima è sereno e la collaborazione non manca. Del resto in tutti c'è la volontà di rendere al meglio, con l'obiettivo di compiere poi il salto verso la Coppa del Mondo». Ogni sportivo spera fin da bambino di partecipare alle Olimpiadi: potremo vedere Francesca Pegolo come fisioterapista della squadra italiana a Pechino 2022, oppure a Milano Cortina 2026? «Mi piacerebbe molto continuare a lavorare nell'ambito dello sport, ma non so quanto potrò rimanere a lungo lontano da casa, dove c'è qualcuno che mi aspetta - confessa -. La famiglia prima o poi inciderà su queste scelte, ma in ogni caso non avrò rimpianti».
Bruno Tavosanis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino