Il Pd rifiuta i panni del carnefice: «È stato solo un confronto interno»

Il Pd rifiuta i panni del carnefice: «È stato solo un confronto interno»
GLI SCENARIROVIGO C'è tempo fino al 20 maggio per ricucire lo strappo. Solo trascorsi venti giorni, infatti, le dimissioni presentate dal sindaco diventano efficaci e...

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GLI SCENARI
ROVIGO C'è tempo fino al 20 maggio per ricucire lo strappo. Solo trascorsi venti giorni, infatti, le dimissioni presentate dal sindaco diventano efficaci e irrevocabili e solo dopo si procede allo scioglimento del Consiglio comunale e alla nomina di un commissario. In questo momento la diplomazia sembra essere al lavoro, soprattutto all'interno del Pd, che si trova a vestire i panni del carnefice agli occhi dell'opinione pubblica. I margini di manovra, però, in una situazione che al momento appare di stallo, appaiono esigui.

PARTITO DEMOCRATICO
«Il risultato della votazione in consiglio comunale che ha prodotto le dimissioni annunciate del sindaco Gaffeo scrive il segretario del Pd Angelo Zanellato in una nota - hanno assunto un'importanza tale da rendere necessario collocare quanto è accaduto nella giusta direzione. Stiamo discutendo di una mozione presentata da due delle tre liste che rappresentano la maggioranza che governa oggi Rovigo. Evidenzio, come già fatto in alcune altre occasioni, sia pubblicamente e personalmente al sindaco, che il Pd non ha mai pensato di ritirare la fiducia. Riconfermo, pertanto, come segreteria provinciale, anche oggi, la fiducia e l'invito al sindaco Gaffeo nel voler ritirare le proprie dimissioni e a proseguire il suo impegno per la città. Necessita però valutare con attenzione e con la giusta convinzione che le decisioni debbono essere assunte dopo un necessario e sereno confronto nella maggioranza, ricercando i punti di convergenza e non quelli di rottura. Condivido appieno le dichiarazioni del gruppo consigliare, che hanno correttamente derubricato l'accaduto a mero confronto su proposte di merito, prive di qualsiasi conseguenza politica».
MAGGIORANZA SPACCATA

Tuttavia, come ricorda anche la storia recente delle ultime due Amministrazioni di centrodestra guidate da Bruno Piva e Massimo Bergamin, quando la maggioranza si spacca in Consiglio comunale ci sono sempre delle conseguenze politiche, anche a prescindere dai temi sul piatto, come lo furono la cessione ad Ascopiave di Asm Set e la commissione d'inchiesta sulla Fattoria. I cinque consiglieri Nadia Romeo, Nello Chendi, Giorgia Businaro, Margherita Balzan e Caterina Nale, che hanno votato no insieme all'opposizione, mandando sotto per 14 a 17 l'atto sul quale ha messo il cappello il sindaco, in un'articolata lettera spiegano di essere stati nelle ultime ore «vittime di una squallida campagna di odio mediatico costruita ad arte da chi per primo afferma di essere garante della democrazia, insulti e diffamazioni basate anche su false informazioni», e chiariscono «le motivazioni che hanno portato a esprimere il nostro dissenso alla mozione presentata da alcuni consiglieri della maggioranza sulla nuova sede del Tribunale, voto che non metteva in alcun modo in discussione la fiducia verso il sindaco. La nostra coalizione in campagna elettorale ha manifestato coesione e unità nell'impegnarsi a ricercare una soluzione che consenta di trasferire gli uffici giudiziari in un'unica sede all'interno del centro storico. Una posizione condivisa da tutti gli schieramenti. La mozione non proponeva alcuna soluzione. Il Pd non ha mai affermato di propendere per una nuova costruzione di 5 piani in pieno centro storico: su questo, tutte le anime della coalizione si sono dimostrate concordi. Veniva chiesto agli alleati di inserire nella mozione le possibili scelte per la collocazione del Tribunale, individuate nell'ex Caserma Silvestri o nell'ex Questura in abbinamento all'attuale sede di via Verdi. Per quanto non fosse oggetto esplicito della mozione, abbiamo manifestato da sempre riserve in merito alla soluzione relativa all'acquisto della sede dell'ex Banca d'Italia. Ci sono stati diversi tentativi di mediazione che, purtroppo, non hanno portato al risultato di una mozione condivisa. Il nostro voto contrario non ha rappresentato una bocciatura dell'operato del sindaco, si è trattato di un dissenso manifestato nell'ambito di un sano e leale confronto che è prerogativa dei consiglieri e che ci auguriamo possa essere presto ripreso. Ribadiamo piena fiducia al sindaco, che, peraltro non è mai mancata. In un momento di difficoltà umane ed economiche per tante persone, siamo certi che con impegno e volontà di tutte le anime della coalizione ogni incomprensione possa essere superata».
F.Cam.
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Il Gazzettino