IL NEGOZIATO BRUXELLES Dopo lunghe discussioni andate a vuoto, la Ue riprende

IL NEGOZIATO BRUXELLES Dopo lunghe discussioni andate a vuoto, la Ue riprende
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IL NEGOZIATO
BRUXELLES Dopo lunghe discussioni andate a vuoto, la Ue riprende in mano direttamente il controllo del rispetto dell'embargo sulle armi alla Libia e dopo tre ore di confronto i ministri degli Esteri sono riusciti a trovare un accordo politico sulla sorveglianza effettiva via mare e dal cielo. Non ci sono i dettagli, il negoziato non è concluso e alcuni aspetti sono in salita, tuttavia il primo passo, giudicato importante e soddisfacente da tutti Italia compresa, è stato fatto. Deciso all'unanimità. La missione Sophia chiude definitivamente e nascerà una nuova missione militare, per ora solo navale e aereo-satellitare appunto, che dovrebbe operare da fine marzo.

LE POSIZIONI
Ungheria e soprattutto Austria avevano bloccato tutto nel tentativo di chiudere semplicemente la missione Sophia (già senza navi in mare e che scade a marzo). Con l'obiettivo di evitare che i controlli in mare per il rispetto dell'embargo creassero le condizioni per la ripresa delle disperate tradotte dei migranti dalla Libia. Per una nuova missione concentrata sull'embargo si è schierato fin dall'inizio il governo italiano. Il compromesso prevede che se la missione militare scatenerà il cosiddetto pull factor allora i 27 correranno ai ripari. Il pull factor consiste nella ripresa dei viaggi in mare dei migranti, sulla base del fatto che navi militari non possono non prenderli a bordo in caso di difficoltà e di rischio naufragio. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è soddisfatto: «L'Italia è stata ascoltata», se scatta il fattore trazione «la missione viene bloccata».
L'alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza Josep Borrel fa capire però che, almeno che si sappia finora, non c'è alcun automatismo: «Se ci fosse un fenomeno di pull factor allora le navi si ritirerebbero dalla zona rilevante, che è da intendersi la zona nella quale passano i migranti». Sarebbero spostate, non bloccate. Inoltre, non sono stati ancora concordati i parametri di riferimento, la soglia oltre la quale si considererà che si sta verificando una nuova ondata di sbarchi sulle coste europee. Borrell dice che «la missione Sophia aveva funzionato molto bene, il fatto è che le cifre vengono interpretate in modo ideologico, questo pull factor adesso non c'è e non penso ci sarà» in futuro. Il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg alla fine ha ritirato il veto per la semplice ragione che la nuova missione ha carattere militare e «non umanitario». Avvisando che Vienna verificherà con attenzione se la missione attrarrà migranti verso l'Europa.
L'AREA
L'area di perlustrazione e controllo delle navi sarà a est della Libia: da lì risultano i passaggi più facili dei carichi di armi per mare. Di Maio ricorda che nell'area ovest «lavoriamo già con la guardia costiera libica». All'ovest passano le barche dei migranti. Ora si negozieranno le regole di ingaggio degli equipaggi, la catena delle responsabilità. E anche le regole da seguire sul modo in cui gestire i possibili salvataggi in mare. Su questo sono riemerse le posizioni contrapposte. L'Italia indica come modello la ripartizione dei migranti sulla base della bandiera battuta dalla nave coinvolta o la rotazione tra i paesi. La prima ipotesi non sta bene alla Germania, la seconda alla Francia.

L'ex ministro degli Esteri spagnolo ha spiegato che le navi opereranno in acque internazionali e non in acque libiche. E ha aggiunto che l'Unione europea non prevede di controllare i confini tra Egitto e Libia dai quali passano i rifornimenti militari. Ovvio il motivo: «È molto difficile per noi agire tra due stati sovrani», ha detto Borrell. La mossa europea non è salutata benissimo da Ankara, secondo cui sono le Nazioni Unite a dover vigilare sul rispetto dell'embargo sulle armi e non la Ue. Un portavoce del partito di Erdogan ha indicato che «la supervisione della Ue sull'embargo non darà risultati perché alcuni paesi dell'Unione europea sostengono direttamente Haftar e stanno inviando armi a quella parte».
Antonio Pollio Salimbeni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino