Il ministero ora taglia la cannabis

Il ministero ora taglia la cannabis
Aveva già rischiato la chiusura due anni fa. Ora nuove nubi nere si addensano sul futuro del centro di ricerca sperimentale Crea, già Cra-Cin, di Rovigo, che in questi anni ha...

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Aveva già rischiato la chiusura due anni fa. Ora nuove nubi nere si addensano sul futuro del centro di ricerca sperimentale Crea, già Cra-Cin, di Rovigo, che in questi anni ha avuto un ruolo imprescindibile a livello nazionale per quanto riguarda la canapa per uso medico e che proprio per questo, è alla base del Progetto cannabis, nato dall'accordo siglato il 18 settembre 2014 dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal ministro della Difesa Roberta Pinotti per la produzione nazionale da parte dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.

Le piantine, infatti, nascono e vengono selezionate proprio in via Amendola. Nello stesso stabile dove nel 1914 Ottavio Munerati avviò la Stazione sperimentale di bieticoltura, il cui centenario è stato celebrato tre anni fa dall'Accademia dei Concordi. Al Centro di Rovigo resta l'ultimo laboratorio certificato per la registrazione e la certificazione delle nuove varietà di barbabietola. Negli ultimi anni, però, sotto la guida del professor Gianpaolo Grassi, il centro di Rovigo è assurto al ruolo di polo nazionale della ricerca sulla canapa. Qui vengono studiate e selezionate sia le varietà migliori per gli usi terapeutici, che quelli per l'uso industriale. Tutto ora rischia di venire travolto in nome della semplificazione. E se per la ricerca in generale sarebbe un duro colpo, per la città sarebbe un'altra grave perdita e un ulteriore declassamento. Ida Marandola, direttore generale facente funzione del Crea, ha diramato alle organizzazioni sindacali una nota nella quale spiega che «il Piano degli interventi di incremento dell'efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all'accorpamento, alla riduzione ed alla razionalizzazione delle strutture del Crea, ha previsto un numero totale di sedi pari a 40. Nell'arco del prossimo triennio, vi è pertanto l'obbligo dell'accorpamento-chiusura delle ulteriori 31».

Fra queste, inesorabilmente, sembra ricadere la sede rodigina. Alla faccia di chi pensava che per il rilancio agroindustriale del Polesine una delle carte vincenti potesse essere proprio la canapa con un il ritorno alle radici per un un prodotto che fino alla prima metà del 900, ha segnato il paesaggio di queste terre dove fino agli anni 40 si producevano i due terzi della canapa italiana, seconda per volumi solo a quella made in Urss e che ora ha un nuovo boom visti gli usi medici, energetici, alimentari, tessili e nella bioedilizia.
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Il Gazzettino