Il mesto pellegrinaggio al suo bar «Venivo qui anche perché c'era lei»

Il mesto pellegrinaggio al suo bar «Venivo qui anche perché c'era lei»
IL RITRATTOMESTRE Un mesto pellegrinaggio. Giovani, adulti, anche anziani. Gli occhi gonfi di chi sa già. Il dolore dell'incredulità nello sguardo di chi pensava, entrando al...

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IL RITRATTO
MESTRE Un mesto pellegrinaggio. Giovani, adulti, anche anziani. Gli occhi gonfi di chi sa già. Il dolore dell'incredulità nello sguardo di chi pensava, entrando al bar, di prendere il solito servito sempre con il sorriso. E di sentire una parola buona. «Venivo qui soprattutto per lei - commenta una signora - perché ti riscaldava il cuore. In fin dei conti un caffè è sempre un caffè. A fare la differenza è chi ti accoglie, chi sta dietro il bancone. Sara non ti deludeva mai. E questo non ha prezzo».

OCCHI BLU
Innamorata della vita e della sua professione: una ragazza solare dal cuore più grande di lei, e dagli occhi di un azzurro penetrante e rassicurante. Sta tutto qui il ritratto di Sara Michieli, la 25enne contitolare con il fidanzato Nicola, residente a Mirano, del Chiringuito di via Fratelli Rondina in centro a Mestre, deceduta domenica sera in un incidente stradale a Caltana. Il bar, che aveva aperto appena lo scorso luglio, era un sogno divenuto realtà grazie a tanti sacrifici e a un carattere determinato e deciso. Ieri era chiuso: per lutto. Come recita l'avviso all'ingresso.
A terra diversi mazzi di fiori e tanti biglietti di commiato. E tra gli altri spicca quello dei colleghi del bar di fronte, l'Esquina De Luxe, di vai Lazzari. Sara con loro aveva lavorato circa sei mesi. Fino a quando aveva deciso di passare da dipendente a imprenditrice provando a gestire in prima persona un locale. Ed erano rimasti amici.
I COLLEGHI
«Con ogni probabilità - racconta uno dei camerieri - sono stato fra gli ultimi a salutarla, domenica sera. È passata di qua con Nicola verso le 21, prima di andare a cena. Era la loro prima domenica di riposo dopo tanto. Due chiacchiere e via. Non riesco ancora a credere che non la rivedrò più. Ho saputo della tragedia verso le 23 e ho pianto tutta la notte. È impossibile spiegare com'era Sara a chi non ha avuto la fortuna di conoscerla. Non è giusto, non è giusto. Nessuno deve morire in questo modo».
Fatica a parlare la barista. Le lacrime la bloccano. Sara era una delle sue amiche più care. Supera per un attimo i singhiozzi: «Una persona meravigliosa, una forza della natura, una grande collega che amava il suo lavoro e che non guardava mai l'orologio. Era sempre sorridente, non c'era nulla che riusciva a demotivarla. Era contenta di come stavano andando le cose ed era sicura di aver intrapreso la strada giusta».

«Mi spiace tantissimo sorellina - scrive un'amica sulla pagina facebook del locale - non posso credere che tu te ne sia andata così velocemente, tornerò a trovarti».
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Il Gazzettino