Il M5s vota con il partito inglese anti-Ue. Farage:

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BRUXELLES - Fischi e accuse per Farage «bugiardo» ed il governo di Londra «esitante», provocazioni euroscettiche ed appelli a fare presto. Nella plenaria straordinaria del...

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BRUXELLES - Fischi e accuse per Farage «bugiardo» ed il governo di Londra «esitante», provocazioni euroscettiche ed appelli a fare presto. Nella plenaria straordinaria del Parlamento europeo, il presidente Jean Claude Juncker va al contrattacco. Ed è polemica in Italia per il voto del M5S allineato e compatto con l'Ukip, il partito "grillino" britannico che si è battuto per lasciare l'Unione. Il presidente della Commissione che smentisce di essere stanco e malato, trova la forza di ridere con Nigel Farage prima del dibattito sulla Brexit. Ma poi lo attacca. «Devo dire di essere sorpreso dal vederla qui, lei non era per la Brexit?».

Il leader dell'Ukip irride. Lo fischiano e lui ringrazia «per la calorosa accoglienza». «Quando sono arrivato qui 17 anni fa dicendo che volevo lanciare una campagna perché la Gran Bretagna lasciasse la Ue mi avete riso tutti in faccia. Ora non ridete più vero?». E lancia la previsione che «la Gran Bretagna non sarà l'ultimo paese a lasciare la Ue». Spara che se non ci sarà un buon accordo con la Ue «il peggio sarà per voi, non per noi».
Il Movimento 5 stelle non si tira indietro: «La battaglia di Farage è la nostra». Ed è la battaglia per il Remain a tempo determinato, ma ignoto, nella Ue. Brexit sì, ma senza fretta. Prima della plenaria straordinaria che è andata in scena ieri al Parlamento europeo c'è stato un confronto tra il leader dello Ukip, Nigel Farage, e il M5S per arrivare compatti al voto contro la risoluzione presentata da uno schieramento bipartisan e giudicata dai Cinque Stelle «profondamente ingiusta verso il popolo del Regno Unito». Ufficialmente, il M5S ha bollato la risoluzione che chiedeva un'accelerazione formale della Brexit come un ricatto inammissibile, un'intimidazione la definisce Luigi Di Maio, e ha votato contro insieme allo Ukip di Nigel Farage, i conservatori Ecr, l'Enf di Marine Le Pen e Matteo Salvini, l'estrema destra e la Sinistra Unitaria (Gue/Ngl), con Barbara Spinelli e Curzio Maltese. In realtà la condizione di separati in casa che vive la Gran Bretagna all'interno dell'Unione Europea è uno status ottimale, anche per il M5S. Per questo il M5S asseconda i vicini di banco che tutto vogliono tranne un divorzio lampo e un'applicazione rapida delle procedure stabilite dall ‘articolo 50. Prima, vogliono che si consumi «una seria autocritica e un'analisi delle colpe della stessa Europa» ribadisce il M5S in una nota. Nigel Farage intanto continua ad ammiccare ai pentastellati: «La Brexit sarà una reazione a catena, hanno vinto a Roma perché hanno criticato l'euro». Ma li avverte anche: «Continuano a pensare che si può riformare la Ue? Buona fortuna».

L'eurodeputato veneto del 5stelle David Borrelli, criticato nel Movimento per le sue posizioni troppo morbide sull'Europa, rileva che il “no euro” ha perso un po' di spinta. Borrelli ha detto in collegamento con La7 che «il vero problema dell ‘Europa sono i governi nazionali». Un corto circuito politico, messo in evidenza dagli avversari dem che vedono nel voto pro Farage di ieri un fronte comune schiettamente anti europeista. «Contro questa risoluzione si è coalizzato un fronte che punta con chiarezza alla disgregazione dell'Unione» scrive la vice segretaria del Pd Debora Serracchiani in un post su Facebook. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino