IL LIBROTutto ruota intorno a un grande buco, che una notte, silenziosamente, squarcia l'asfalto di una via della capitale. La gente è abituata ai buchi nelle strade, ma questo...
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Tutto ruota intorno a un grande buco, che una notte, silenziosamente, squarcia l'asfalto di una via della capitale. La gente è abituata ai buchi nelle strade, ma questo è diverso, è una voragine così profonda che pare collegare Tor Pignattara, quartiere simbolo della convivenza multietnica romana, con l'altra parte della terra. È quanto accade alle due protagoniste femminili de La terra scivola (Marsilio, 17,50), romanzo d'esordio di Andrea Segre, regista veneziano di Dolo.
IL BUCO
Tutto comincia col buco che si apre proprio sotto il palazzo dove vivono Francesca e Yasmine. In realtà Francesca arriva da Padova e si è trasferita nel modesto appartamento della vecchia zia moribonda, mai conosciuta prima, per poterla assistere ma soprattutto per farsi rivelare il motivo per cui la famiglia l'aveva sempre tenuta lontana da lei.
Qui ha conosciuto Yasmine, una giovane donna originaria del Bangladesh che vive là da anni col marito e due figli ma anche lei in crisi per qualcosa che vorrebbe capire della propria infanzia. Le due donne diventano subito amiche, insieme osservano il grande buco sulla strada e si raccontano quello che lacera le loro anime, mentre intorno scorrono le storie dei tanti personaggi, autoctoni e immigrati, che popolano il variopinto microcosmo di Tor Pignattara. La trama è semplice e si alterna alle riflessioni dell'autore, in un miscuglio di idiomi (italiano, romanesco, siciliano, bengalese) che un po' rallenta la lettura. Un romanzo plurilingue con tante morali e un elemento di suspense che sostiene l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine.
Anna Renda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino