IL LIBRO La culla del Rinascimento italiano è stata Venezia. Nella Repubblica

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IL LIBRO
La culla del Rinascimento italiano è stata Venezia. Nella Repubblica Serenissima la caduta di Costantinopoli - 29 maggio del 1453 - era annunciata, percepita da tempo, come nel resto dell'Italia e dell'occidente. Ma era Venezia la città ad aver raccolto nei secoli l'eredità di Bisanzio-Costantinopoli: 250 anni prima i veneziani avevano trasportato le parti migliori della città sul Bosforo, le reliquie, i marmi, i bronzi. E conservano le spolia di quel luogo fino a diventare, metaforicamente, ma in parte anche concretamente la nuova Bisanzio. La caduta della città Orientale è una cesura netta e definitiva con la vecchia cultura: Roma non c'è più e altro è pronto a rinascere.

OPERA RINASCIMENTALE
Questa Venezia culla e motore del Rinascimento così come la racconta Monica Centanni, docente a Ca' Foscari nel suo ponderoso volume Fantasmi dell'antico, Guaraldi Engramma; 616 pagg, 40 euro) - è stata sponsorizzata anche dal medievalista Franco Cardini, dall'archeologo Lorenzo Braccesi e dalla professoressa Maria Grazia Ciani. «Venezia spiega Centanni - compie un'anticipazione formidabile del Rinascimento quando favorisce con Nicola da Cusa e altri diplomatici lo sbarco di 700 bizantini in laguna, diretti verso Ferrara, dove il Concilio del 1438 cerca un'unità tra la Chiesa d'oriente e quella di Occidente». Già allora Costantinpoli sente il fiato dei turchi, già allora Venezia è regna di diplomazie. LA Serenissima si spingerà ancora più in là, dopo la caduta di Bisanzio: si mette in contatto con Maometto II per convincerlo a diventare cristiano (la madre er cristiana) e offrirgli così il potere sulla cristianità d'Oriente e di Occidente: Costantinopoli come la Nuova Roma.
UNA NUOVA ROMA
«Uomini e donne geniali e appassionati scrive Centanni - si mobilitano, a caccia di manoscritti o osservando con occhi nuovi i resti archeologici greci e romani, per ristabilire il contatto fisico con un passato che è a rischio di un definitivo inabissamento. Così il trauma della perdita si ribalta nel trauma positivo di una nascita: rinascimento un mundus imaginalis popolato da fantasmi che provocano l'antico a rifiorire nel presente». Sì quel Rinascimento è nato a Venezia; in quella culla sulla laguna c'è stato il Rinascimento possibile, al punto che Maometto II il turco nuovo imperatore che fa capitolare nel 1453 Costantinopoli dopo aver firmato un florido trattato economico con l'opportunistica Venezia nel 1454 riceve Gentile Bellini che nel 1480, dopo tre anni di lavoro, finisce il ritratto più famoso del sovrano: urbante, volto di trequarti, tappeto in primo piano mentre il portale che inquadra la figura ha analogie con quello della chiesa di San Zaccaria di Venezia. Un ritratto che piace a Maometto II, di cui Vasari narra l'eco del gradimento e del successo.

Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino