Il libro di Visentin getta il seme della solitudine

Il libro di Visentin getta il seme della solitudine
AUTORISeguire la propria natura o farsi guidare dagli eventi? Dilemma che spinge l'uomo a un continuo tormento interiore. Lo stesso vissuto dal protagonista del nuovo libro di...

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AUTORI
Seguire la propria natura o farsi guidare dagli eventi? Dilemma che spinge l'uomo a un continuo tormento interiore. Lo stesso vissuto dal protagonista del nuovo libro di Giuliano Visentin, dal titolo Il seme della solitudine, in tutte le librerie Ubik. Visentin, laureato in Lettere Moderne, è stato insegnante e politico. Ha scritto il primo romanzo nel 2003 Attesa, questo è il quinto.

«Ho voluto narrare una specie di saga, non solo familiare, attraverso la quale ho accompagnato il divenire della comunità polesana inserendola nelle vicende storiche nazionali. I vari protagonisti che si susseguono per tutto il Novecento sono il frutto in parte di ricordi e in parte opera di fantasia» spiega l'autore.
Come si amalgamano le due realtà?
«L'inserimento dei personaggi di un piccolo paese nella grande storia è la parte più complessa del libro -dice Visentin - nel quale spesso gli individui vivono i fenomeni senza capirne la portata».
Quali sono le figure più importanti?
Il medico (l'asse portante del libro); la piccola Maria, che passa attraverso vicende drammatiche con forza d'animo; il podestà, che superara le sue contraddizioni attraverso un importante cammino culturale; la moglie del medico, figura tragica che viene sconfitta dalla vita; la figlia del medico, altra figura tragica».
La solitudine può essere un seme? Una risorsa?
Per me la solitudine è la dimensione umana per eccellenza e non riguarda soltanto l'intimità dell'uomo, che pure è molto importante per il dolore che ne nasce. La solitudine è anche una dimensione universale causata dall'enorme difficoltà di comunicare con gli altri. Dalla solitudine, attraverso la sofferenza, nascono le cose migliori dell'umanità».
Cosa insegna questo libro alle nuove generazioni?
«Ogni epoca ha vissuto l'incertezza del futuro, sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista ideale. Se in passato la lentezza dei processi di rinnovamento sociale poteva garantire cambiamenti minimi nella vita dell'individuo, per i limiti di una scienza nascente, oggi i processi di cambiamento sono fulminei, proprio per merito della scienza».
E' una storia del tutto pessimista o c'è di più?
«Nel dominante pessimismo del mio pensiero non manca qualche timido accenno a un ottimismo legato alla necessità di utilizzare le possenti qualità morali e intellettive dell'umanità, finora espresse soltanto in minima parte».

Elisabetta Zanchetta
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino