IL GIRO DI VITE PORDENONE UDINE «Visti i numeri, c'è il rischio che

IL GIRO DI VITE PORDENONE UDINE «Visti i numeri, c'è il rischio che
IL GIRO DI VITEPORDENONE UDINE «Visti i numeri, c'è il rischio che il Friuli Venezia Giulia finisca in zona rossa». Per la prima volta da due settimane, anche il presidente...

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IL GIRO DI VITE
PORDENONE UDINE «Visti i numeri, c'è il rischio che il Friuli Venezia Giulia finisca in zona rossa». Per la prima volta da due settimane, anche il presidente Massimiliano Fedriga pronuncia le due parole prima affidate alla stampa e ai pessimisti. Era un incubo, oggi è una prospettiva neanche tanto sfocata: la decisione è attesa per venerdì, quando arriveranno i dati dell'ultimo monitoraggio. Non saranno buoni, visti i tre giorni di fila a più di mille contagi, e i margini per salvare il Fvg sono pochi. E ieri Fedriga ha messo in acqua quello che potrebbe essere l'ultimo salvagente: una zona arancione scuro, con tinte di rosso. Nuovi divieti, validi in tutta la regione e tesi a scoraggiare un comportamento naturale ma in questo momento pericoloso: la socialità, anima stessa dell'essere umano e al tempo stesso benzina per il virus. La stessa ordinanza (già in vigore dalla mezzanotte di oggi e fino al 3 dicembre) che darà il via ai tamponi a tappeto in sei comuni con un alto tasso di contagio, infatti, contiene anche una stretta sui fronti delle consumazioni d'asporto, delle visite agli amici, dell'uso dei mezzi pubblici e dello sport.

I DETTAGLI
Si parte dal divieto vero e proprio. Il provvedimento colpisce gli assembramenti fuori da bar e pasticcerie, dove complice la possibilità di acquistare cibi e bevande d'asporto, in questi giorni si erano formati capannelli di persone. «Abbiamo visto troppe persone consumare le bevande di fronte ai locali pubblici», ha detto Fedriga. Per questo è stato disposto il divieto di consumazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. Una volta ordinata la bevanda, la si dovrà gustare in macchina o a casa. Non sulla strada. Una decisione che non è piaciuta alla Fipe di Pordenone: «Prima almeno qualche caffè lo vendevamo - ha detto Fabio Cadamuro -, questa invece è la mazzata finale. Non ce l'aspettavamo: bisogna colpire chi sgarra, non bastonare tutti». Il secondo punto dell'ordinanza tocca la mobilità, ma si tratta solo di una «forte raccomandazione»: non si dovranno andare a trovare parenti o amici al di fuori del nucleo familiare. «Ma nessuno manderà la polizia in casa», ha assicurato Fedriga. Stessa raccomandazione per l'uso dei mezzi pubblici, da prendere solo per esigenze indifferibili, e per lo smart working. Infine lo stop agli allenamenti di squadra anche nei centri sportivi all'aperto, una serrata che non vale per gli sport professionistici.
IL COMMENTO
«Ci sono ancora aggregazioni che cerchiamo di limitare», ha proseguito Fedriga. «Continuiamo a fare appello al senso civico dei cittadini: siamo stati gli ultimi a sforare le soglie dei ricoveri in Area medica (43 per cento di letti occupati) e Terapia intensiva (32 per cento), a conferma della bontà del sistema. Ma non siamo una regione invincibile: dobbiamo difendere le fasce più deboli e il personale sanitario. Occorrono misure che siano immediatamente monitorabili da parte delle Regioni - ha aggiunto riferendosi ai provvedimenti del governo -. Sarebbe opportuno anche che venga individuato qualche parametro di prospettiva piuttosto che di retrospettiva per poter anticipare le mosse necessarie. Siamo andati in zona arancione quando avevamo dei dati in miglioramento, oggi che assistiamo a un peggioramento sul territorio, secondo l'ultimo report in teoria noi saremmo in area gialla». Infine una stoccata alle minoranze: «Sto cercando di darmi una regola, che è di non rispondere più alle opposizioni della Regione. Mi sembra che l'appello alla responsabilità che ho fatto più volte venga totalmente e quotidianamente smentito dall'opposizione di questa Regione».
LA STAGIONE BIANCA

Anche l'assessore al Turismo del Fvg, Sergio Emidio Bini, ha firmato il documento delle Regioni del Nord che chiede al governo di fare marcia indietro sulla chiusura degli impianti sciistici nel periodo natalizio. «Una scelta - si legge -metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l'intero Paese». Gli esponenti delle Regioni alpine hanno chiesto anche una data ufficiale per l'inizio della stagione.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino