Il giorno dopo il «no» di Virginia Raggi alle Olimpiadi è fatto di gesti e sussurri. Dal (gelido) baciamano di Giovanni Malagò, il presidente del Coni che l'ha attesa invano...
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C'è anche un fronte interno all'esecutivo per la Raggi. Ad aprirlo, per l'ennesima volta, è Paolo Berdini l'assessore all'Urbanistica ancora critico per il no ai Giochi: «Sarebbe stata un'occasione preziosa perché i soldi sarebbero serviti per dare respiro a questa città. Chiuso il capitolo Olimpiadi troveremo altri soldi per portare Roma fuori dal baratro in cui è stata cacciata». Sullo sfondo, ma poi neanche tanto, il problema dei conti del Comune: «Senza risorse c'è il rischio default di Roma». In queste ore le critiche più o meno dirette per come la sindaca ha gestito la chiusura della partitita a Cinque cerchi non mancano. L'assessora alla Roma Semplice Flavia Marzano si è sfogata su Twitter sullo sgarbo istituzionale rimediato dai vertici dello sport italiano: «Nuntio vobis: se una riunione è fissata per le ore X io ci sarò alle ore X e me ne andrò alle X e 15' se non è ancora iniziata! #puntualità!». Una stoccata diretta a «Virginia». Difesa a sua volta dal capogruppo del M5S Paolo Ferrara che parla di «buca strategica». E cioè «se avessimo incontrato Malagò prima della conferenza stampa sarebbe stato lui a dare l'annuncio del no, prima del Comune». Dove i problemi continuano a non mancare. A partire dai pezzi mancanti. Per il Bilancio sembra fatta per Salvatore Tutino, giudice della Corte dei conti, esperto di evasione fiscale. L'annuncio è atteso a ore. Già oggi, o al massimo domani dal palco di Palermo dove si celebrerà la festa del M5S.
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Il Gazzettino