IL FUTURO VENEZIA Ci saranno più posti letto in ospedale, ma anche un importante

IL FUTURO VENEZIA Ci saranno più posti letto in ospedale, ma anche un importante
IL FUTUROVENEZIA Ci saranno più posti letto in ospedale, ma anche un importante rinforzo alla medicina del territorio. E nell'emergenza a venire, nasceranno anche nuove figure....

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IL FUTURO
VENEZIA Ci saranno più posti letto in ospedale, ma anche un importante rinforzo alla medicina del territorio. E nell'emergenza a venire, nasceranno anche nuove figure. Il piano, insomma, è pronto e dalla sede di via don Tosatto, a Mestre, l'Ulss 3 si mette alla finestra e aspetta l'incedere dell'autunno. Mentre la curva dei contagi sale («È la fase di convivenza con il virus», ammette il direttore generale Giuseppe Dal Ben) e ciò che accadrà è un'incognita. «Siamo pronti a tutto, sia nel bene che nella peggiore delle ipotesi di sviluppo del virus. L'obiettivo è tenere il più distante possibile le persone dall'ospedale e se proprio arrivano, curarle nei reparti di terapia semi-intensiva», rassicura il dg Dal Ben.

IN OSPEDALE
Il piano predisposto dall'Ulss prende spunto dalle linee guida della Regione Veneto. Il primo cardine sono i posti letto, che in totale cresceranno rispetto alla primavera. «Arriveremo a dotarci, attraverso nuovi posti letto e la riconversione di altri, di un totale di 330 posti letto Covid». Saranno 92 in Terapia intensiva, 83 in Pneumologia come Terapia semi-intensiva e 155 a Malattie infettive. Messi in confronto con i numeri dell'emergenza vissuta tra marzo e maggio, calano di poche unità le Terapie intensive (erano 101, saranno 92, ma al momento di letti attivi in Rianimazione ce ne sono 67) a fronte di un importante aumentano delle Terapie semi-intensive: ad oggi ci sono 27 letti che possono vedere un primo aumento fino a 46 posti per arrivare al massimo di 83. «È un quadro che ricalca in parte quello di primavera ma alla fine sono stati predisposti letti in più» spiega il direttore generale. Che poi scende nel particolare: «Puntiamo forte sui letti di Pneumologia, che saranno la Terapia semi-intensiva - aggiunge - Durante l'emergenza di primavera si era visto come ci fosse una situazione intermedia del malato tra il caso del ricovero in Malattie infettive e il caso grave: la Terapia semi-intensiva è stata fondamentale e per questo abbiamo incrementato i posti anche per tenere la Rianimazione la più libera possibile. Confidiamo, poi, anche negli studi che ci dicano come aggredire il virus». Per quanto riguarda i Pronto soccorso, sono stati già attivati con precorsi pre-triage, aree di attesa, percorsi specifici per i pazienti Covid e i sospetti. «Continuerà la capacità massima di 2.500 tamponi processati al giorno, lavorando per 24 ore - fa sapere Dal Ben - Decisivi saranno anche i test rapidi: una volta validati, ci daranno la possibilità di lavorare in maniera migliore e serviranno a fare delle diagnosi differenziali. I test rapidi sono lo spartiacque su cui poi intervenire in maniera mirata in base ai sintomi del paziente». Nella campagna di prevenzione, l'Ulss 3 punta anche a «vaccinare almeno il 75% dei soggetti a rischio, compreso chi ha 60 anni», dice il direttore.
LA RIVOLUZIONE
Se per gli ospedali si parla di rinforzo, per case di riposo e malati non ricoverati, si assisterà a una vera rivoluzione. «Affronteremo l'autunno puntando su un coordinamento molto forte con la medicina del territorio», puntualizza Dal Ben.
Nelle residenze per anziani - dove sono stati disegnati tre livelli di sorveglianza - verrà istituito il direttore sanitario della struttura (ce ne sarà uno per ogni ospizio). In caso di scoppio della pandemia, al direttore sanitario verrà affiancata una squadra di professionisti per contrastare l'emergenza. Se non dovesse bastare, ecco entrare in gioco il sovraintendente sanitario per l'attivazione di strutture residenziali dedicate.

Per integrare la sanità sul territorio, nasceranno due figure: l'infermiere di famiglia (8 infermieri ogni 50mila assistiti) pensata come ponte tra il medico di medicina generale e la famiglia nei casi in cui non servono cure pesanti. E poi il geriatra territoriale, cioè un medico geriatra che visiterà nelle proprie abitazioni i pazienti segnalati dalle Usca o dagli infermieri.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino