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UDINE Novantotto persone accolte, di cui il 60% di origine straniera e gli altri tutti italiani. Per il 52% dei casi, l'ingresso nella struttura di accoglienza non era un novità, essendoci già stata una presenza lungo il triennio precedente. La stragrande maggioranza è rappresentata da uomini; le donne sono «solo» il 15 per cento. È il consuntivo 2018 del «Fogolâr», la struttura di accoglienza notturna di via Pracchiuso a Udine, gestita dal Centro Caritas dell'Arcidiocesi di Udine, in convenzione con l'Uti Friuli Centrale. Tutte le persone che hanno bussato a questa realtà sono senza fissa dimora o in stato di grave marginalità sociale. Alcuni sono stranieri che si spostano tra le diverse città in cerca di lavori saltuari. Si fermano qualche giorno, appoggiandosi ai servizi di bassa soglia che trovano nei diversi territori, e poi ripartono. Fra questi, si legge nel rapporto Caritas, «va evidenziata la presenza di alcuni rumeni che si spostano tra le diverse città italiane e tra l'Austria, la Slovenia e la Spagna, tornando periodicamente a Udine». Una situazione diversa è quella di alcuni extracomunitari con permessi di soggiorno legati alla richiesta di Asilo politico, ormai usciti dalle accoglienze, che tornano periodicamente a Udine per questioni amministrative legate al loro titolo di soggiorno o per dare continuità all'eventuale presa in carico sanitaria iniziata qui sul territorio. Nel 2018 ci sono state anche 3 persone che si sono ripresentate al Fogolâr dopo un periodo di detenzione. Per altri ancora, infine, il ritorno al Fogolar può significare che la povertà e l'emarginazione si sono nuovamente intensificate, oppure che la situazione di emarginazione non si è mai risolta. Le problematiche economiche coesistono con la mancanza del lavoro, la sottoccupazione o un licenziamento.
A.L.
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Il Gazzettino