IL FOCUS ROMA Evitando le elezioni anticipate i nostri 630 deputati e 320 senatori

IL FOCUS ROMA Evitando le elezioni anticipate i nostri 630 deputati e 320 senatori
IL FOCUS ROMA Evitando le elezioni anticipate i nostri 630 deputati e 320 senatori (compresi quelli a vita) sono riusciti a mangiare il panettone assicurandosi, così, la pensione...

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IL FOCUS
ROMA Evitando le elezioni anticipate i nostri 630 deputati e 320 senatori (compresi quelli a vita) sono riusciti a mangiare il panettone assicurandosi, così, la pensione a 65 anni. A Pasqua, o comunque subito dopo le elezioni 2018, potranno godersi anche una lauta buonuscita. Già perché pochi sanno che i parlamentari italiani hanno diritto - se non rieletti - all'assegno di fine mandato, una vera e propria liquidazione che equivale a quasi 47.000 euro per chi ha svolto il mandato di 5 anni.

Si tratta di poco più di 9.000 euro all'anno essendo la buonuscita pari a l'80 per cento dell'importo mensile lordo dello stipendio, per ogni anno di mandato effettivo (o per una frazione non inferiore ai sei mesi). Prima di attaccare le litanie sui privilegi della casta va specificato che questa indennità il parlamentare se la paga di tasca propria. Ogni mese, infatti, dalla busta paga lorda di 10.400 euro lordi (5.000 netti e senza tredicesima) dei parlamentari vengono accantonati 784,14 euro che finiscono nel fondo della buonuscita che è autonomo, anche se gestito tramite le tesorerie delle camere.
GESTIONE DINAMICA
I parlamentari comunque godono di una gestione dinamica di questo tesoruccio poiché possono usufruirne, parzialmente, prima della scadenza del mandato ottenendo anticipi bancari garantiti dal fondo stesso. A quanto ammonta il giro di denaro che ruota intorno a queste buonuscite? In teoria si tratta di qualcosa di più di 25 milioni per la Camera e di circa 13 milioni per il Senato. Somme - ripetiamolo - già presenti nei forzieri delle camere che però difficilmente saranno sborsati nella loro totalità. Tutto dipenderà dalla quantità di parlamentari che non saranno rieletti. Una cifra che prevedibilmente oscillerà intorno al 50% andando a dimezzare l'esborso effettivo rispetto alla disponibilità liquida.
Dettaglio importante: la buonuscita dei parlamentari è esentasse. Tecnicamente viene definito importo non imponibile perché è una partita di giro costituita da denaro personale che viene accantonato. Questa buonuscita, pertanto, non è equiparabile alle liquidazioni dei lavoratori dipendenti che è parte integrante di un salario pagato da un datore di lavoro, pubblico o privato. Va detto infine che sul fronte della buonuscita i parlamentari italiani non brandiscono il primato del privilegio. In Gran Bretagna, ad esempio, non è prevista alcuna liquidazione, ma un rimborso secco che ammonta a circa 46 mila euro per le spese sostenute per completare le funzioni parlamentari. La somma viene pagata entro due mesi dalle elezioni dal parlamento ma i deputati - diversamente da quelli italiani - non versano alcun contributo.

Chi se la passa meglio sono i parlamentari europei che non versano alcun contributo e, su richiesta, hanno però diritto a quella che si chiama indennità transitopria, pari a un mese di stipendio per ogni anno di mandato, per un massimo di 24 mesi, cioè 190 mila euro. Tassati però.
Diodato Pirone
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Il Gazzettino