«Il fenomeno va contrastato con zone "dedicate"»

«Il fenomeno va contrastato con zone "dedicate"»
Fa discutere l'ordinanza anti prostituzione del sindaco Bitonci. Sul...

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Fa discutere l'ordinanza anti prostituzione del sindaco Bitonci. Sul tema è intervento anche Ivo Rossi: «Nuovo proclama prevede indurimento sanzioni contro prostitute e clienti - ha scritto su Facebook l'ex reggente - i dati però raccontano una realtà diversa. Nel periodo febbraio-maggio 2014 durante gli ultimi 4 mesi dalla mia amministrazione, la polizia locale ha elevato 142 sanzioni. Nel periodo 1 giugno 2014-15 gennaio 2015, dunque in otto mesi di amministrazione Bitonci-Saia- Buffoni, le sanzioni sono state appena 92. I fatti separati dalle opinioni». Quello dell'ordinanza restrittiva non è l'approccio giusto per affrontare il tema della prostituzione per le realtà del sociale che si occupano del problema. Lo sottolinea in particolare Barbara Maculan, presidente dell'associazione Mimosa e della cooperativa Equality, che dal 1996 opera a Padova e in altre città del Veneto: «La questione delle ordinanze antiprostuituzione non è nuova, la prima risale al 1997 - premette Barbara Maculan - capisco l'esigenza dell'amministrazione di andare incontro alle sollecitazioni dei cittadini: chi abita in zone in cui c'è molta prostituzione ha senz'altro dei diritti da tutelare». Per Maculan però l'ordinanza ha dei limiti: «Il fatto che vieti il meretricio su tutto il territorio comunale - spiega -contrasta con la legge Merlin, che non considera la prostituzione un reato. Inoltre pensiamo che non sia corretto l'approccio, che riduce il fenomeno ad un problema di ordine pubblico e di sicurezza urbana». Per combattere la tratta e lo sfruttamento secondo Mimosa si devono percorrere altre strade: «Secondo noi bisogna avere un approccio di governance del fenomeno e lo zoning potrebbe essere uno strumento adeguato». «Permettere» la prostituzione in certe aree della città, ad esempio in zona industriale, non vorrebbe dire creare quartieri a luci rosse: «Questi sono dei ghetti - prosegue Maculan - invece lo zoning permette di avere delle porzioni di territorio ampie, bene illuminate e facilmente raggiungibili in cui operatori sociali e sanitari e forze dell'ordine possano entrare in contatto con le persone che si prostituiscono. Chi si prostituisce lo fa in zone abitate non con l'intenzione di dare fastidio, ma perchè in aree troppo isolate sarebbe esposto a agressioni, furti, violenze». Lo zoning in Veneto è già stato sperimentato a Vicenza. Mimosa con le sue unità di intervento sanitario di strada compie anche un lavoro di monitoraggio sul territorio. Nel 2014 sono state contattate 303 persone che si prostituiscono, con una crescita in particolare delle giovani donne italiane, spesso tossicodipendenti.
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Il Gazzettino